Di Ciro Totaro, architetto, presidente AiR
L’ordine degli architetti di Napoli, nel rispondere all’invito del Presidente della Regione Campania in merito alle proposte da presentare per la Fase 2, ha indicato i provvedimenti da mettere in atto per una ripresa efficace e per porre rimedio all’indebolimento causato dall’emergenza sostenendo che “, come si legge nel documento.
La visione che ci propone l’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Napoli, spinge unicamente nella direzione di facilitare ed incrementare nuove edificazioni ed aumenti volumetrici, compresa l’accelerata sull’attuazione dei PUA. Quindi tutto come prima, o peggio, potremmo dire.
Le parole PIANIFICATORE, PAESAGGISTA, CONSERVATORE, oltre che quella tristemente inquinata di ARCHITETTO, si svuotano completamente di significato, lasciando spazio ad una sola: CEMENTIFICAZIONE.
A maggior ragione se si pensa che neanche la ZONA ROSSA del VESUVIO viene risparmiata dalla frenesia costruttrice: si propongono aumenti volumetrici ed il mai sopito PIANO CASA. Eppure, da decenni, gli esperti ci dicono esattamente il contrario e ci invitano a pensare ad azioni che puntino ad un progressivo diradamento di quella che è considerata l’area vulcanica a più alto rischio al mondo.
Nulla vale nemmeno la reazione preoccupata, amplificata da questo lungo periodo di reclusione forzata e di crescente incertezza per il futuro prossimo, di tutta quella cittadinanza che la notte tra sabato e domenica scorsa si è sentita sobbalzare dai propri letti per lo sciame sismico che ha investito la ZONA ROSSA del SUPER VULCANO dei CAMPI FLEGREI, costringendo in molti a riversarsi in strada.
Dispiace constatare che, uno degli ordini professionali più rappresentativi d’Italia, si lasci ispirare da visioni retrograde, legate a soliti schemi ormai desueti, e chieda agli organi decisionali di favorire una ripresa effimera, capace di creare ricchezza per pochi e per un breve periodo, ma, al contempo, di aumentare i disagi per la cittadinanza ed il pericolo per quelle in zona a rischio, amplificando ulteriormente quello che lo stesso Presidente della Regione Campania ha denunciato nei giorni scorsi sulla più alta densità abitativa d’Europa..
L’amarezza è accresciuta nel constatare come anche figure di spessore si pieghino agli interessi delle lobbies del mattone e di qualche società di ingegneria, e non mettano a disposizione della collettività, la propria cultura, capacità professionale, al fine di realizzare una inversione di tendenza, un “dopo che non sarà più come prima”, reale e concreto, come questa emergenza sanitaria ci sta chiedendo, gridandolo in molteplici modi.
L’emergenza Covid, con la conseguente sospensione di parte delle attività umane, ha sancito la necessità di ripensare l’attuale modello in funzione della qualità dell’ambiente e del benessere di chi vive il territorio, sia esso urbano, metropolitano, rurale. Da molte parti ormai è cresciuta la consapevolezza di considerare, al netto dell’aspetto drammatico e delle vite umane spezzate, l’emergenza sanitaria come un’occasione per ricominciare, e ripensare la pianificazione delle nostre attività, con particolare attenzione proprio all’assetto territoriale, all’ambiente ed al paesaggio.
Il dopo emergenza ci chiede un impegno ed una visione diversa da quella da cui proveniamo, mentre nelle proposte dell’Ordine degli architetti di Napoli, favorendo provvedimenti che spingono a nuove volumetrie, non si tiene conto, come in passato, dei costi sociali che quelle scelte determinano.
Noi di AiR, abbiamo già chiarito la nostra proposta che punta decisamente ad una rinascita del nostro territorio, moltiplicando al contempo le occasioni di lavoro che, finalmente, potrebbero essere colte da tutta la cittadinanza e non solo da una piccola parte di essa.