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IL NAPOLI NON NE HA PIU’

1957

 di Mario Civitaquale

Napoli Gigio Donnarumma, napoletano di Castellammare di Stabia, stronca in gola il grido di gioia di migliaia di napoletani. Come lui.

Il miracolo sportivo si stava ripetendo.

Un Napoli non bellissimo stava per guadagnarsi altri tre punti preziosissimi nel finale, quando Milik, al posto giusto, mirava l’angolo alla sinistra del portierone che si superava con un intervento da dieci in pagella.

Si vince anche così. Ma non sempre.

Al Napoli era andata bene con Genoa: Albiol al 72’. 1-0 finale.

Non era andata poi così male col Sassuolo: Callejon all’ 80’. 1-1 finale.

Era andata benissimo col Chievo in rimonta: Milik 90’ e Diawara 93’. 2-1 finale

Non è andata bene, appunto, col Milan.

Nelle ultime quattro partite il Napoli ha segnato negli ultimi 18 minuti di gara. Negli altri 72 minuti non ha mai giocato da Napoli, rischiando troppo e creando poco o nulla.

O meglio creando poco da squadra.

Si perché a chi ribatte che il Napoli comunque ha 4-5 palle gol a partita, va ricordato che innanzitutto non sono così limpide e in secondo luogo sono affidate alle giocate dei singoli. Spesso di Insigne.

Lorenzo è l’unico nei tre davanti che sta meritando quantomeno la sufficienza, con spunti, sacrificio e grinta.

Callejon e Mertens sono stremati.

E il Napoli ne risente.

E’dalla partita con l’Inter che gli azzurri appaiono poco brillanti, fisicamente e mentalmente.

E’il momento che l’ottimo Sarri inizi a considerare chi ha giocato meno.

Si è già sottolineata la grande prova di Tonelli con il Chievo, eguagliata a San Siro da un attento Maggio. E’evidente inoltre la voglia di giocare di Diawara.

A tacere dei talenti Zielinski e Milik.

Attenzione non è una critica al mister in senso assoluto.

Ha fatto benissimo a fare ciò che ha fatto sinora perché l’undici titolare in forma ottimale è intaccabile.

Ma adesso non ha senso insistere con gli stessi, evidentemente sulle gambe.

E allora che il mister attinga dalla panchina, perché per coltivare un sogno sempre più labile ma ancora in piedi, c’è bisogno di tutti.

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