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IL NAPOLI E GIUNTOLI ALLA PROVA DEL 9

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Napoli In matematica, la prova del nove è un test di controllo per verificare l’esattezza del risultato di una operazione aritmetica tra numeri interi, attraverso il raffronto delle radici numeriche degli operandi e del risultato.

Nel gergo comune è un modo di dire per indicare che è necessaria una prova finale e decisoria per decretare la veridicità di un fatto o opinione.

Ebbene, il Napoli e il suo operatore di mercato principe, Giuntoli, sono chiamati la prossima settimana a questa sorta di test.

C’è infatti l’Audi Cup che vedrà i partenopei impegnati innanzitutto contro l’Atletico Madrid martedì 1 agosto nella cornice dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera. Il fischio d’inizio del match è previsto per le ore 17,45.

Si tratta della prima uscita contro un avversario di livello internazionale, anche nell’ottica del play off di Champions League che incombe.

Si perché quell’iniziale ottimismo che contraddistingueva tifosi ed addetti ai lavori sembra si sia notevolmente attenuato.

Due le ragioni. Ed entrambe possono essere smentite o confermate.

La prima è legata all’evolversi del calciomercato.

Da un lato ci sono le big che stanno continuando a rafforzarsi, con i vari Bernardeschi, Douglas Costa, Defrel, Gonalons,  Kolarov,  Borja Valero, Vecino, Bonucci, Biglia eccetera. Dall’altra c’è un Napoli che resta fermo, settimana dopo settimana.

D’accordo le altre dovranno trovare automatismi, hanno cambiato tecnico e calciatori, hanno perso pedine importanti.

Ma se invece partissero subito forti? D’altronde la qualità c’è, i tecnici sono in gamba…

L’altra ragione che ha portato l’ottimismo a scemare è che resta negli occhi la brutta prestazione di Napoli – Chievo a Trento.

D’accordo è solo un’amichevole e la squadra aveva le gambe pesanti e un deficit oggettivo di preparazione.

Ma se invece il Napoli fosse ancora quello dello scorso anno? Le distrazioni e gli svarioni difensivi, l’incapacità sui calci d’angolo attivi e passivi, il centrocampo che si “apre” ad ogni taglio centrale. Il bel gioco e il potenziale offensivo non basterebbero a bilanciare questi difetti. Il terzo posto della passata stagione ne è la prova.

Insomma entrambe le ragioni dell’ “ottimismo calante” hanno spiegazioni augurabili o scongiurabili.

Anche da queste pagine si era detto che il Napoli doveva fare poco sul mercato, che partiva davanti le altre per automatismi di gioco.

Perciò prima di essere tacciati di incoerenza, va sottolineato che quella era un’ opinione di fine giugno. Ma le cose evolvono. E sono evolute in modo sfavorevole, con le altre big sempre più forti e capaci di grandi performance nei match estivi, e il Napoli che sul mercato ha fatto meno del necessario e che ha concesso 7-8 palle gol totali in due partite a Carpi e Chievo.

Nulla di male perciò ad “aggiustare” un pensiero iniziale. Non si ha la presunzione di essere infallibili.

Come altri non dovrebbero avere la presunzione di non fare mercato.

C’è chi dice: “anche l’anno del secondo posto e del record di Gonzalo Higuain, il Napoli praticamente non fece mercato, quindi perché preoccuparsi?”

La risposta è nella domanda: era l’anno del Napoli di Gonzalo Higuain.

di Mario Civitaquale

 

 

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