NAPOLI – Tra pupi e pupari, tradizione e avanguardia, una parabola moderna, metafora dello stato dell’arte al giorno d’oggi. Note di regia Mi sono ispirato a “Il baraccone delle marionette meccaniche” di *Petito ed ho sviluppato una favola strana, tutta mia. Come nel testo del grande “Pulcinella”, giunge a Napoli una famiglia di pupari “meccanicamente” all’avanguardia, che minacciano i teatranti di figura locali. La famiglia “Cuomo” si organizza e cerca di resistere alla foga dei conquistatori nordici con un baraccone da quattro soldi e con trovate al limite della “saltimbancheria”. Pulcinella, macchinista svogliato, teme per la sua “pancia” ed i suoi compagni di viaggio, con a capo Marco e Asdrubale, hanno poche idee e insufficienti risorse per resistere al “moderno che avanza”. Intanto, piomba nella compagnia Don Felice Sosciammocca, convinto di poter conquistare la bella Meropea, figlia di don Marco. Pulcinella lo convince ad arruolarsi come macchinista, ma nessuno sa che Donna Disgrazia, madre di Felice, è sulle tracce del figlio scapestrato, decisa a punirlo per questa sua fuga d’amore. E’ notte e ci si prepara! L’alba vedrà la sfida con i pupari del nord. Proprio in questa notte …..avviene una magia. Giunge da un mondo sconosciuto un Mago: il Mago dell’Aria. Il Mago decide di aiutare la famiglia di artisti senza fama e fornisce loro un copione magico, donatogli dal grande W. Shakespeare. Ne nasce una farsaccia mal
recitata, che coinvolge il pubblico e la signora Disgrazia, che era riuscita ad intrufolarsi a teatro. Da qui il registro cambia, ma svelare il finale sarebbe un peccato.. mortale… Una favola che non fa morale nè lezioni, una favola artigiana, semplice , magica, fatta di piccoli ingranaggi e di una compagnia di attori unici.
di Massimo Santoro