Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica:Β “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
Il 22 maggio 1768 Maria Carolina d’Austria, regina di Napoli, insieme al marito Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, fece il suo ingresso a Napoli. Il suo arrivo nella cittΓ partenopea apportΓ² un vero e proprio cambiamento e promosse Napoli centro culturale.
La nuova regina sapeva leggere e scrivere perfettamente quattro lingue. Possedeva una biblioteca personale e nel suo “salotto culturale” ospitava gente del calibro di Galiani, Filangieri e Pignatelli. Grazie a questo immenso amore per lo studio, nel 1792 Maria Carolina fece costruire due curiosi porta-libri in ferro e in legno con i quali poteva consultare, contemporaneamente, otto libri.
Il costruttore di pianoforti Giovanni Uldrich fu incaricato della costruzione. Ancora oggi si intravede sulle placchette in bronzo dorato del piano di appoggio il suo nome. Il leggio consentiva la lettura di piΓΉ libri senza dover riporre ogni volta i volumi, mantenendoli su vari ripiani. Girando la manovella, il libro si spostava verso se stesso per essere consultato. In questo modo si aggiungevano ulteriori notizie e approfondimenti al libro tenuto sullo scrittoio.
I due leggii, in origine, si trovavano nella Reggia di Caserta. Oggi, invece, si trovano alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. Un esemplare Γ¨ attualmente esposto in un appartamento di Palazzo Reale. Il vero inventore della “ruota dei libri” non fu Maria Carolina, bensΓ¬ un ingegnere italiano: Agostino Ramelli.
Intorno all’anno 1580, usando degli ingranaggi, si consentiva la contemporanea consultazione di piΓΉ testi, evitando la fatica – a quei tempi i libri erano grandi e pesanti – dovuta al dover prendere e posare di continuo i volumi. Nel libroΒ “Le diverse e artificiose macchine” (1588) di Ramelli vi sono ampie spiegazioni sul funzionamento della macchina onde istruire coloro che, per produrre le prime enciclopedie, facevano uso di essa.
Ritornando alla regina, ella morì nel 1814 senza vedere la Restaurazione del marito con il Congresso di Vienna. Prima però (1799) ebbe il tempo, dopo la Repubblica napoletana, di sostenere le sentenze di morte emesse contro i rivoluzionari tra cui i tanti intellettuali che lei ospitava nel suo salotto culturale.
Saluti cordiali,
Pino Spera