RECENSIONE – Sono trascorsi quasi settant’anni dal primo debutto a Broadway, eppure “Il crogiuolo” di Arthur Miller è ancora un’opera di eccezionale attualità. Per questo il regista Filippo Dini ha avvertito il desiderio e l’esigenza di portare il celebre dramma di nuovo in scena per l’Italia. Per l’occasione l’adattamento del testo è stato curato da Masolino D’Amico. In programma già da martedì 29 novembre, lo spettacolo calcherà il palco del Teatro Mercadante di Napoli fino a domenica 4 dicembre.
L’opera fu scritta nel 1953, per l’appunto, da Miller che gli amanti del teatro ricorderanno come l’autore di altre opere famose, ad esempio “Erano tutti miei figli” (1947) e “Morte di un commesso viaggiatore” (1953). Gli amanti del gossip, invece, come il terzo marito dell’iconica Marilyn Monroe. “Il crogiuolo” racconta un fatto storico: la feroce caccia alle streghe che si svolse nella città di Salem (Massachusetts) nel 1692. In seguito al comportamento strano di alcune ragazzine, gli abitanti del villaggio iniziarono ad accusarsi l’un l’altro. Molti furono costretti a dichiarare il falso per salvarsi, altri furono torturati. La psicosi di massa riuscí a processare ben 144 persone di cui alla fine 19 furono condannate a morte e impiccate con l’accusa di stregoneria.
L’episodio storico non fu rispolverato a caso da Miller, ma per una ragione ben precisa. Negli anni Cinquanta negli Stati Uniti d’America era in corso un nuovo fenomeno di delirante persecuzione ai danni di quanti furono accusati di essere filo-comunisti. L’atteggiamento prende il nome di “maccartismo” ed è stato spesso soprannominato anche “caccia alle streghe rosse”, proprio perché l’atteggiamento di sospetto e di tensione era lo stesso. La causa ovviamente era da ricercare nel clima di tensione instillato dalla Guerra Fredda.
In quegli anni chi veniva indagato con l’accusa di comunismo era costretto a indicare alle autorità altre persone, amici e parenti che sarebbero stati così inevitabilmente accusati dello stesso “reato”. Toccò tale sorte anche ad Arthur Miller: il collega e regista Elia Kazan fece il nome. Miller e la moglie finirono sotto inchiesta, come all’epoca accadde a molte personalità importanti di Hollywood. Marilyn riuscí a districarsi solo chiedendo l’intervento di John Fitzgerald Kennedy. La delusione e l’amarezza per il tradimento subito continuarono però a bruciare in Miller che alla fine diede alla luce “Il crogiuolo”.
Lo spettacolo è coinvolgente. Dura tre ore, ma conserva un ritmo serrato. L’interpretazione superba degli attori appassiona gli spettatori. Le musiche dei Doors, degli Animals e di Hendrix conferiscono un tono rock alla rappresentazione. La scelta di costumi semplici ferma l’orologio del tempo. Ogni scena sembra non appartenere a un’epoca precisa perché, del resto, certi deliri sono accaduti ieri, ma accadono anche oggi. Le scenografie sono basilari, funzionali. Spicca la bandiera a stelle e strisce che durante la spettacolo i personaggi tirano, strattonano, calpestano, stropicciano, se ne fanno scudo.
Appare dunque evidente come dietro la narrazione di fatti accaduti nel XVII secolo si celi molto di più. Filippo Dini riconosce che l’opera conserva intatto un profondissimo valore politico. Non parliamo più di comunismo e sentimenti anti-americani. Riflettiamo su tutte le tensioni che ciclicamente cercano di dividere la società in due blocchi, il mondo in bianco e nero. Meditiamo sulle divisioni nate in pandemia tra vaccinati e non vaccinati oppure su quelle tra le diverse prese di posizione in merito alla guerra in Ucraina. “Il crogiuolo” emoziona il pubblico perché discute di diritti individuali, di onestà intellettuale e di integrità morale. È un’opera di grande carisma che ripone ancora fede nella dignità, nella coerenza, nella verità e nella forza del coraggio.
Di Valentina Mazzella
Cast: Virginia Campolucci, Gloria Carovana, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi, Aleph Viola.