Benvenuti all’appuntamento con la rubrica “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
A Napoli la storia e la leggenda spesso si confondono. Γ il caso del racconto di questa sera riguardante la fortezza medievale, simbolo della cittΓ di Napoli, del Maschio Angioino, eretto nel 1269 per volere di Carlo I d’AngiΓ².
Il castello Γ¨ dotato di alcune prigioni nei suoi sotterranei: tra questi “la prigione della congiura dei baroni” e “la fossa del miglio” usata, quest’ultima, come deposito del grano. Qui venivano rinchiusi i prigionieri tra cui anche il celebre filosofo Tommaso Campanella.
All’era della regina Giovanna II (1415), sposa di Giacomo di Borbone, dipinta come una perfida amante degli uomini, la fossa del miglio prese il nome di “fossa del coccodrillo”. A lei viene attribuita, infatti, l’iniziativa del trasporto di un coccodrillo dal Nilo.
Antonio Caracciolo, detto Carafa, la descrive come “bella e seducente, vana e mutevole, ma buona e di buon senso, se ne viveva in letizia di facili amori”.Β
Per non farsi scoprire dal marito, invitava i suoi amanti occasionali a scendere dal castello per un’uscita secondaria dove ad attenderli c’era il coccodrillo che provvedeva a non lasciare traccia.
Questo racconto sembrerebbe tutto frutto della fantasia popolare; tuttavia, nel 2004, durante gli scavi in piazza Municipio per la costruzione della metropolitana, Γ¨ stato ritrovato lo scheletro di un animale, presumibilmente, un coccodrillo, come si vede dalla foto.
Un’altra foto (in basso) che Γ¨ a favore della veridicitΓ del racconto, Γ¨ rappresentata da questa immagine del 1875 in cui ritrae uno degli ingressi del Maschio Angioino sulla cui sommitΓ si erge un coccodrillo imbalsamato.
Saluti cordiali!
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano dβArco.Β