Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
C’Γ¨ un aneddoto – forse vero – riguardante la fortezza medievale simbolo della cittΓ di Napoli, il Maschio Angioino, eretta circa nel 1279 per volere di Carlo I d’AngiΓ².
Il castello Γ¨ dotato di alcune prigioni nei suoi sotterranei: tra questi “la prigione della congiura dei Baroni” e “la fossa del miglio” che era usato come deposito del grano. Qui venivano rinchiusi i prigionieri tra cui anche il celebre filosofo Tommaso Campanella.
Nell’epoca della regina Giovanna II (1415) –Β sposa di Giacomo di BorboneΒ e spesso dipinta come una perfida amante degli uomini – la fossa del miglio prese il nome di fossa del coccodrillo. A lei viene attribuita, infatti, l’iniziativa del trasporto di un coccodrillo dal Nilo.
Per non farsi scoprire dal marito, pare che invitasse i suoi amanti occasionali a scendere dal castello per un’uscita secondaria dove ad attenderli c’era l’animale che provvedeva a non lasciare traccia.
Benedetto Croce, nel suo libro “Storie e leggende napoletane” (1919), scriveva: “Era in quel castello una fossa sottoposta al livello del mare, oscura e umida. […] Da un buco celato della fossa introdursi un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero”.
Nel 2004, durante gli scavi in piazza Municipio per la costruzione della metropolitana, Γ¨ stato ritrovato lo scheletro di un animale di cui sono ancora in corso le indagini per definirne la natura. Le ipotesi avanzate inducono a pensare a un coccodrillo o un cetaceo.
Durante una mia escursione al Maschio Angioino, ho potuto constatare con enorme fascino l’esistenza di codesti cunicoli e botole.
Saluti cordiali!
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano dβArco (NA).Β