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“Il ballo” di Irène Némirovsky, la rivalità tra madre e figlia in un classico del Novecento

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Rubrica estiva: “UN LIBRO IN SPIAGGIA” ⛱️

 

RECENSIONE – Una lettura agile, veloce, offerta da una scrittura fluida, limpida: “Il ballo” di Irène Némirovsky è un classico del Novecento, ma molto breve. Quasi un racconto lungo. Scritto nel 1930, è possibile trovarlo in diverse edizioni. Molte anche economiche. Racconta la storia della rivalità tra due donne, tra una madre e una figlia. A Parigi i Kampf si sono arricchiti con molti sacrifici e hanno deciso di organizzare un grande ballo nel nuovo lussuoso appartamento in cui abitano per invitare le persone più in vista. I due coniugi hanno anche una figlia di quattordici anni, Antonoitte, a cui la madre negherà la possibilità di partecipare al ballo.

La madre, Rosine, desidera essere accetta dalla buona società. È una donna arrivista, un’arrampicatrice sociale. Non vuole essere messa in secondo piano dalla figlia. La presenza della ragazzina ricorderebbe a tutti che lei non è più tanto giovane e nel fiore degli anni. Un tema questo, come nel romanzo “Jezabel”, abbastanza ricorrente nella produzione letteraria della Némirovsky. Antoinette, invece, desidera essere ammessa al mondo degli adulti, in un’epoca in cui, più di oggi, usi e costumi alle volte erano simili a riti di iniziazione. Il finale impregnato di livore lascia a bocca aperta.

Foto di Irène Némirovsky.

Irène Némirovsky offre una trama caratterizzata da un grandissimo approfondimento psicologico dei personaggi. Il lettore riesce a cogliere di ciascuno svariate motivazioni dichiarate e sottaciute. Il romanzo è una critica spietata contro le dinamiche di un mondo parvenue. Il sentimento che più domina tra le pagine è assolutamente il rancore. A seguire incontriamo solitudine, gelosia, invidia, vedetta. Addirittura la crudeltà che avvelena le protagoniste dalle viscere.

“Il ballo” è la lettura perfetta per chi ha poco tempo e cerca una storia coinvolgente. Un’opera che fa venir voglia di scoprire anche altri capolavori di una delle autrici più meritevoli del Novecento, ma per decenni non valorizzata in maniera adeguata.

Di Valentina Mazzella 

 

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