Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “𝑵𝒂𝒑𝒐𝒍𝒊 𝒂𝒏𝒕𝒊𝒄𝒂: 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂, 𝒂𝒏𝒆𝒅𝒅𝒐𝒕𝒊 𝒆 𝒄𝒖𝒓𝒊𝒐𝒔𝒊𝒕𝒂'”.
«Core, fatte curaggio, ‘sta vita è nu passaggio. Facimmancillo chistu quatto ‘e maggio, che c’è penzammo a fa’, si ‘o munno accussì va?».
Armando Gill è l’autore di questa famosa canzone napoletana del 1918. Egli riprende un’antica consuetudine popolare secondo la quale tutti gli sfratti e i traslochi avvenivano a Napoli il giorno 4 di maggio.
«Facimm ‘e quatt ‘e maggio» si traduce in italiano «facciamo confusione» ed allora noi tifosi non potevamo avere giorno migliore per festeggiare il Napoli Campione d’Italia.
Per evitare che tutti i giorni dell’anno ci fosse gente per strada con il carretto nel cercare casa, nel 1587 il viceré Jouan De Zunica stabilì che il primo maggio fosse l’unico giorno per traslocare. Il primo maggio era anche la Festa dei Santi Filippo e Giacomo ed i napoletani, molto devoti, si rifiutarono di osservare l’obbligo.
Nel 1611, un altro viceré, Pedro Fernandez de Castro, fissò definitivamente la data dei traslochi al 4 maggio. Per la città di Napoli quello fu, quindi, il giorno del disordine e del caos. Tuttavia, successivamente, la norma cadde in disuso pur lasciandone vivo il ricordo nell’espressione dei napoletani “Ma che è ‘stu quatt’ ‘e maggio?” nel descrivere un giorno di “ammuina”, la stessa che si è verificata per la vittoria dello Scudetto del Napoli.
A mio avviso, la parte migliore della vittoria della squadra del Napoli è stata la determinazione dei giocatori. La stessa determinazione che ha sempre posseduto il popolo napoletano di fronte agli eventi negativi della storia. Eventi da cui difficilmente la città si è lasciata influenzare.
È bastata la soddisfazione dello Scudetto per rendere i napoletani, almeno per una notte, un popolo felice.
Saluti cordiali,
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).