NAPOLI – Che assieme a Totò, Eduardo e Massimo Troisi fosse andato via un altro mattone fondamentale del muro di Partenope, purtroppo si sa. Fortunatamente, però, Pino Daniele vive nei cuori di tutti i suoi concittadini. Numerose sono state, difatti, le polemiche scatenate sui social network da parte dei fan che, per ribadire il legame viscerale tra il cantautore e le sue origini, hanno voluto che il rito funebre si celebrasse anche a Napoli. E così è stato.
Grazie all’intervento del fratello Salvatore, che alla stampa ha dichiarato di aver dovuto «litigare con tutti», la salma del cantautore è giunta in città alle 19, accompagnata dalla voce del popolo.
Piazza Plebiscito è bipartita: da un lato vi sono persone discrete e silenziose, dall’altro, purtroppo, la degenerazione non è mancata. Vergognosi cori al limite dello stadio hanno accompagnato la preparazione del rito funebre, neanche Gonzalo Higuain si fosse recato sul dischetto del rigore; molte foto sono state scattate, come se avessero voluto confermare la propria presenza in questa spiacevole situazione. Un’autentica mercificazione di sentimenti.
Cinque minuti dopo le sette, la salma è stata posizionata sul palcoscenico, dopo altri cinque il cardinale Crescenzio Sepe ha dato avvio alla cerimonia. La piazza stracolma, sotto le lievi lacrime del cielo, ha preso anch’essa parte alla funzione, dando l’ultimo saluto al proprio idolo. “Schizzechea with Love”, questo è il titolo di uno degli album più celebri del chitarrista, datato 1988: così il cielo ha dato anch’esso il suo ultimo saluto al mascalzone latino.
Per lo meno, adesso gli angeli avranno un buon insegnante di chitarra e di improvvisazioni vocali.
Riposa in pace, Pino, questo non è un addio.
di Paolo Leardi