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I DUE VOLTI DI NAPOLI Come facce della stessa moneta centro e periferia si oppongono

1988

NAPOLI – La Napoli bene sembra proprio aver dimenticato la periferia. Che la città partenopea fosse caratterizzata da mille contraddizioni è oramai un dogma. La più grande incongruenza, di secolare storia, è costituita da quel grande divario tra la periferia e la città. Tra i quartieri più dimenticati e i salotti della Napoli bene.

Da un lato Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio. Dall’altro lato il Vomero, Chiaia, Posillipo.    Due facce della stessa medaglia, figli della stessa madre. Come quando in una famiglia ci sono i figli buoni e le pecore nere. E così, questo grande divario, continuamente si alimenta nella città partenopea. E se la distanza geografica tra la periferia e i salotti della città innegabilmente esiste, continua ad esistere quella dimenticanza nei confronti delle zone più esterne alla città.

Da un lato le scuole fiore all’occhiello della città, dall’altro quelle che fanno i conti con la dispersione scolastica. Da un capo della città i negozi e le boutique superlusso, dall’altro capo le salumerie ed i panettieri che si suicidano per la crisi. Da un lato le notti chic nei locali a mangiare sushi, dall’altro in giro sul motorino con il ferro in tasca. Da un lato i professionisti, gli imprenditori, i facoltosi, dall’altro gli operai e i tanti disoccupati.

Sono queste, in un breve flash, le grandi contraddizioni della città. E chi dovrebbe pensare ai figli disagiati se non tutti coloro che hanno la possibilità di farlo?

Chi dovrebbe prendersi cura di quanti sono nell’indigenza se non quanti vivono nel benessere?

Una città unita è possibile solamente se tutti, insieme, facendo la propria parte, contribuiscono al bene comune.

Non dimentichiamo la periferia.

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