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“I CARE. Lettera a una professoressa”, al Teatro Mercadante Ridotto con la compagnia CHILLE DE LA BALANZA

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RECENSIONE – Inaspettato, semplice, creativo. Questo weekend (13, 14 e 15 ottobre) il Teatro Mercadante Ridotto di Napoli ha accolto lo spettacolo “I CARE. Lettera a una professoressa”, prodotto dalla Compagnia “CHILLE DE LA BALANZA”. Per la precisione uno spettacolo molto diverso dal solito. Un’esibizione concepita da Claudio Ascoli che compare poi in prima linea sulla scena, affiancato da Sissi Abbondanza e Monica Fabbri. Lo scopo dell’iniziativa era commemorare il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani.

La compagnia ha scelto di raccontare Don Milani in maniera anticonvenzionale. Dopo la proiezione di alcune immagini storiche di repertorio in bianco e nero, gli spettatori hanno ascoltato la lettura intensa di alcune pagine di “Lettera a una professoressa”. Non è mancato qualche breve frammento di un’intervista a Pier Paolo Pasolini che commentava il libro di Lorenzo Milani con grande favore.

Poi a un tratto la rappresentazione rompe la quarta parete e degli spettatori vengono coinvolti in prima persona nello spettacolo per ricreare la scuola di Barbiana. Su un tavolo vengono sparsi diversi oggetti e a tutti viene chiesto di sceglierne alcuni insieme. A partire da semplici cose, diventa così possibile narrare aneddoti ed eventi della vita di Don Lorenzo Milani e del suo esperimento pedagogico presso Vicchio del Mugello, un piccolo borgo sperduto tra i monti della diocesi di Firenze.

L’esibizione scardina il modello tradizionale e diventa dialogo con il pubblico. Insieme si ripercorre l’incredibile esperienza educativa che Don Lorenzo Milani propose tra il 1954 e il 1967 contro lo sconcerto di molti. Raccolse dei giovani scolari di montagna, di umile origine e con evidenti svantaggi culturali rispetto ai coetanei di città e ai figli della buona borghesia. Realizzò una scuola in cui i programmi erano condiviso dal maestro e dagli allievi. Un luogo che non respingeva nessuno, con una didattica votata ad aiutare soprattutto gli ultimi. Una scuola che non fosse come “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Il tutto sintetizzato nel perfetto motto inglese “I care”, ossia “Mi importa”.

Un’eredità quella di Don Lorenzo Milani sulla quale è ancora oggi fondamentale e fruttuoso riflettere. Sebbene oggi l’esperienza di Barbiana non sia replicabile, il suo racconto ci consegna comunque una preziosa pedagogia costruita sull’accoglienza. Ci offre un prototipo di scuola più attenta ai bisogni e alle potenzialità di ciascun alunno. Soprattutto un’educazione incentrata su delle relazioni umane autentiche e scevre di discriminazioni. 

 

Musiche originali di Alessio Rinaldi. Creazione video di Francesco Ritondale. Luci di Teresa Palminiello. Suoni di Francesco Lascialfari.

 

Di Valentina Mazzella

 

 

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