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Guida definita per il voto delle primarie statunitensi: Hillary Clinton è la favorita

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New York – Un esercito di candidati in corsa per la Casa Bianca. In un Paese diviso e stufo della politica di Washington.Entra nel vivo la battaglia tra democratici e repubblicani in vista delle elezioni americane del 2016.Da una parte Hillary Clinton è in vantaggio nei sondaggi sugli sfidanti, dall’altra il Grand Old Party (Gop) fatica a trovare l’unità dietro a un nome forte.
NON SOLO CLINTON E BUSH. Quello che nelle previsioni doveva essere un duello tra le dinastie Clinton e Bush si è trasformato in un confronto alla House of cards tra oltre 10 candidati, molti dei quali over 60, con ricette economiche opposte e diverse filosofie per affrontare le emergenze globali, dalla Siria ai cambiamenti climatici.
Ecco chi sono i protagonisti, i temi del voto e le tappe fino all’8 novembre 2016, data in cui sarà scelto il successore di Barack Obama.
Hillary Clinton è la favorita tra i democratici (Ansa).
Democratici: Hillary può diventare la prima donna presidente

L’ex first lady, 68 anni, ci riprova. Dopo la sconfitta del 2008, quando fu surclassata da Obama, ritenta la corsa per la quale ancora una volta appare la favorita.
Nonostante un cognome pesante, una vicinanza ai poteri forti che le attira molte critiche e una serie di polemiche come quella sull’uso dell’email privata per comunicazioni top secret quando era segretario di Stato.
Clinton è stata ‘aiutata’ anche dall’annuncio dell’attuale vicepresidente Joe Biden di non voler correre per la Casa Bianca.
Presentandosi stavolta nei panni di paladina delle famiglie, della classe media e della gente comune, Hillary vede più che mai l’obiettivo vicino: diventare la prima donna presidente della storia Usa.
SANDERS STACCATO NEI SONDAGGI. Alle sue spalle nei sondaggi (ma staccato di 20 punti) c’è Bernie Sanders.
Il 74enne senatore del Vermont è favorevole a una profonda riforma dell’immigrazione e a misure più severe per i giganti di Wall Street, si batte contro le crescenti disparità sociali e punta a una sanità universale.
Riempie le piazze e suscita molti entusiasmi. Ma i sondaggi lo danno ben dietro a Hillary, così come gli altri candidati dem.
Ben Carson e Donald Trump, candidati repubblicani (Ansa).
Repubblicani: gli americani disgustati dalla politica scelgono Trump

Donald Trump, re newyorchese del mattone e miliardario, a 69 anni coglie alla sprovvista i repubblicani con il suo successo in questa prima fase della campagna elettorale.
Senza temere gli effetti delle sue parole, il vulcanico e bizzarro Trump ne ha una per tutti (dagli immigrati alle donne), anche se le gaffe per ora non sembrano intaccare la sua popolarità.
Neanche quando parla dei messicani «stupratori e spacciatori» o chiede un muro al confine Sud del Paese.
Anzi, proprio questo linguaggio colorito sembra piacere agli americani frustrati e disgustati dalla politica di Washington.
CARSON UNICO AFRO-AMERICANO. Ben Carson, 64enne ex chirurgo, è l’unico afro-americano in gara. Il suo programma è fortemente conservatore dal punto di vista economico e sociale. È favorevole a una drastica riduzione delle tasse e vorrebbe abrogare la legge sull’aborto. Sul fronte dell’immigrazione vorrebbe costruire un muro con il Canada.
A suo sfavore potrebbe giocare l’ammissione di aver inventato la storia dell’esperienza all’Accademia militare di West Point, che per anni ha occupato un posto centrale nei suoi racconti.
IL FLOP DI JEB BUSH. Jeb Bush è finora la grande delusione della campagna elettorale. Eppure quando è sceso in campo l’ex governatore della Florida, 62 anni, sembrava avere la nomination in tasca, pronto a diventare il terzo Bush presidente.

Con dietro una potentissima macchina da soldi. Ma i sondaggi finora lo penalizzano duramente.
IN CORSA ANCHE RUBIO, FIORINA E CRUZ. Marco Rubio, ex delfino di Bush, ora lo sfida. Figlio di immigrati cubani, senatore, a 44 anni è il più giovane candidato in corsa. È considerato dalla leadership repubblicana il possibile anello di congiunzione con gli elettori latinos.
Dall’ultimo dibattito emerge come possibile protagonista, con l’establishment del partito repubblicano e i grandi donatori che potrebbero vederlo come alternativa proprio a Bush.
Infine ci sono Carly Fiorina (ex numero uno di Hewlett-Packard e unica donna in corsa fra i repubblicani) e Ted Cruz, che ha offerto una convincente performance nell’ultimo dibattito tra i candidati repubblicani e potrebbe rimontare nei sondaggi.
La questione delle armi è al centro della campagna elettorale (Ansa).
I temi della campagna elettorale: immigrazione, armi e tasse

Opinioni diametralmente opposte tra i candidati sull’immigrazione, tema chiave per attirare i voti decisivi dell’elettorato ispanico.
Dai democratici che, sulla scia del presidente Obama, sono favorevoli a una riforma che legalizzi chi è già nel Paese se ha i requisiti, a Trump e Carson che vogliono muri ai confini col Messico e il Canada. Più moderato Bush che riconosce la necessità di una riforma.
LA LOBBY DELLE ARMI CON I REPUBBLICANI. La potente lobby delle armi, la National rifle association (Nra), è un’importante finanziatrice dei repubblicani contrari a ogni tipo di stretta nonostante le continue violenze in tutto il Paese.
Se a destra qualcuno chiede di armare scuole o chiese per contrastare le stragi, Clinton suggerisce di rendere obbligatori i controlli su chi acquista fucili e pistole, per verificare precedenti penali o disturbi psichici.
RICCHI, CLASSE MEDIA E WALL STREET. In campo economico i repubblicani sono favorevoli a una riduzione dell’imposizione fiscale sulle aziende e contrari a più tasse per i ricchi.
I democratici si schierano invece a favore della classe media, che meno sente i benefici della crescita economica, e propongono un aumento delle aliquote per i Paperoni e per le grandi aziende per finanziare programmi pubblici.
Scontro anche sul completamento della riforma di Wall Street e sul porre limiti ai rischi delle grandi banche.
Le polemiche: accordi commerciali e intesa sul nucleare nel mirino

Quello appena raggiunto con i Paesi del Pacifico (Ttp) e quello in dirittura d’arrivo con l’Europa (Ttip) sono accordi commerciali fortemente voluti da Obama che assicura la nascita di moltissimi posti di lavoro.
Ma, oltre che dai repubblicani, tali intese sono fortemente contrastate dal democratico Sanders che accusa Clinton, una volta ‘fredda’, di aver cambiato idea a riguardo.
IRAN E LOTTA ALL’ISIS SUL TAVOLO. In politica estera, l’accordo sul nucleare iraniano è criticato duramente dai candidati repubblicani, convinti che di Teheran non ci si possa fidare e che l’intesa mini i rapporti con Israele, alleato di ferro degli Stati Uniti.
Schierandosi a sostegno di Tel Aviv, Clinton e Sanders sono invece favorevoli all’accordo, convinti che favorisca la pace in Medio Oriente. Sull’invio di truppe in Iraq e Siria per la lotta all’Isis, sono divisi anche i due candidati democratici.
ATTENZIONE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI. In vista del vertice sul clima di fine anno a Parigi, di fronte ai repubblicani che negano il problema dei cambiamenti in atto, i dem propongono misure per limitare le emissioni delle industrie, a partire da quella petrolifera.
Clinton inoltre ha preso le distanze dalla decisione di Obama di consentire le trivellazioni in Alaska e si oppone all’oleodotto Keystone tra Canada e Stati Uniti.
Il presidente Barack Obama e la first lady Michelle (Ansa).
Le tappe: da febbraio le primarie, a luglio le convention

Le primarie sono elezioni organizzate dai due maggiori partiti in tutti gli Stati Uniti per votare i propri candidati e i delegati che andranno alle convention di luglio.
Si parte dai ‘caucus’ dell’Iowa (1 febbraio 2016) e dalle primarie nel New Hampshire (9 febbraio).
Il primo marzo è il cosiddetto Super Tuesday, dove a votare saranno gli elettori di ben 12 Stati, tra cui molti dei cosiddetti ‘Swing States’, gli Stati tradizionalmente più in bilico.
Le primarie si chiudono il 14 giugno con il voto nel District of Columbia, dove si trova la capitale federale Washington.
CANDIDATI SCELTI A LUGLIO. Le convention sono gli eventi in cui, sulla base dei risultati delle primarie, democratici e repubblicani nomineranno i loro candidati alla Casa Bianca.
Quella repubblicana si svolgerà dal 18 al 21 luglio a Cleveland, in Ohio.
La convention democratica si terrà invece dal 25 al 28 luglio a Filadelfia, in Pennsylvania.
ELECTION DAY L’8 NOVEMBRE 2016. L’election day è il giorno del voto: l’8 novembre 2016.
Gli elettori si recheranno alle urne non solo per scegliere il nuovo inquilino della Casa Bianca, ma anche per rinnovare una parte consistente del Congresso. L’intera Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato. In alcuni Stati si voterà inoltre per rinnovare la carica di governatore.
INVESTITURA UFFICIALE A GENNAIO 2017. L’inauguration day è fissato per il 20 gennaio 2017. È il giorno dell’investitura del nuovo presidente e del cambio della guardia con Obama.
Momento clou è il giuramento, seguito dalla tradizionale parata lungo il percorso che porta da Capitol Hill alla Casa Bianca, dove il neo inquilino si insedierà ufficialmente quel giorno.

Fonte: notizie di windows

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