Napoli – Alzi la mano, chi non ha mai criticato il sistema, chi non si è mai chiuso nella propria stanza dei sogni e desideri, cercando il modo di vivere bene, ma anche libero. Di viaggiare con la mente, circondandoti di gente che ti capisca, della donna perfetta, o dell’ animale che ti cambi la vita. Di solito è un cane, un gatto, ma per Gospodin è un Lama. Animale conosciuto solo da chi ha solcato le Ande o andato in qualche triste zoo latinoamericano.
Gospodin guadagnava qualche soldino con il suo lama, ma, a dir suo, i “feroci”, i senza cuore amici dell’ ambiente e degli animali, Greenpeace, commettendo l’ efferato delitto, glielo hanno sottratto, ledendo il diritto alla sopravvivenza del nostro protagonista.
Intero,scremato o parzialmente scremato: che cosa ha più da dire una società che offre tre diverse gradazioni di latte? Che riempie i carrelli dei supermarket con prodotti inutili ma di cui pensiamo di sentire bisogno?
Claudio Santamaria è un dissidente dell’età moderna, che conduce una personale battaglia contro un sistema economico che non ha cuore, né sentimento. Il disprezzo per quei “borghesucci”, amalgamati nel meccanismo del Dio denaro, esplode in un “no” nei confronti di ogni convenzione: dalla necessità di un lavoro per garantire il proprio sostentamento al rifiuto del denaro e di ogni proprietà. Lui non vuole nulla, solo vivere. E come diceva il nostro Cesare Pavese: lavorare stanca, perché vivere già è un mestiere, anche Gospodin è alla ricerca continua del suo vivere faticato ma felice.
Appare a prima vista una mancata assunzione di responsabilità quella di Gospodin, in parte avvalorata da uno dei suoi dogmi – “la libertà è non dover prendere decisioni”, eppure, nonostante la continua spoliazione della sua casa, la volontà del protagonista assume una forza integralista che è dichiarazione d’incorruttibile coerenza, capace di spingere le sue azioni fino alle più estreme conseguenze della sua ideologia.
Belli i passaggi dal discorso diretto libero dei dialoghi a quello indiretto delle narrazioni.
Con ironia tagliente e sguardo al contemporaneo, la perfetta pièce di Löhle trova nella regia di Barberio Corsetti e nella recitazione dei suoi interpreti(bravi anche Federica Santoro e Marcello Prayer) una naturale e compiuta realizzazione. L’uomo che è riuscito una volta e per tutta, seppur a suo modo, nello scopo ultimo di “afferrare per le palle il capitalismo”. E credete, non è poco.
di Massimo Mastrolonardo