di Fabio Sasso
Questa mattina abbiamo intervistato il Dottor Pietro Pipia studente in magistratura.
Ciao Pietro, oggi ricorre il trentennale dalla strage di Capaci, e la prima cosa che mi viene da domandarti come è nata la passione per la magistratura ?
Mi sono avvicinato alla figura del Magistrato grazie a Giovanni Falcone.
Durante gli anni del liceo mi venne regalato un libro: “ Cose di Cosa Nostra”.
Raccolta di venti interviste che la giornalista francese Marcelle Padovani fece a Giovanni Falcone nel 1991.
Cosa Rappresenta per te Giovanni Falcone?
Un uomo, caratterizzato da un grandissimo senso civico, etico e morale, che ha sacrificato la sua vita per spirito di servizio verso l’Italia e i suoi cittadini.
Sono passati 30 anni da quel giorno. Quali sono le cose che è importante la gente sappia e che invece non sono state sottolineate abbastanza?
In vita fu più volte delegittimato,isolato, calunniato, accusato di costruire teoremi.
Gli venne contestato protagonismo, presenza sui media, di collaborare col governo.
Lo accusarono di tenere le carte nei cassetti, di essersi venduto alla politica e segnatamente ad Andreotti, di avere simulato un attentato a sé stesso, di carrierismo.
Il Consiglio superiore della magistratura gli negò gli incarichi che chiedeva per combattere la mafia, si candidò lui stesso al CSM e i colleghi gli negarono i voti per arrivarci.
Non era legittimo essere in disaccordo con Falcone ?
Era ed è legittimo pensarla diversamente da Giovanni Falcone, non lo è corromperne la memoria per conciliare il proprio essere antitetico con il volersi mostrare condolente e coincidente.
Se vogliamo indicarlo come esempio, dobbiamo ricordare la sua vita come realmente si è svolta.
Dietro l’attentato di Capaci c’è stata solo Cosa Nostra ?
Dopo il fallito attentato dell’Addaura del Giugno 1989, Giovanni Falcone, pubblicamente, parlò di “Menti raffinatissime e di centri occulti di potere capaci anche di orientare le scelte di Cosa Nostra”.
Allora ,se prendiamo in considerazione l’ipotesi che Giovanni Falcone avesse ragione ,dietro Capaci sicuramente ci sono state questi menti raffinatissime e questi centri occulti di potere.
La magistratura italiana è passata dall’ampio consenso popolare alle attuali polemiche che la coinvolgono e che riguardano soprattutto il ruolo che le correnti giocano nel Csm sulla carriera dei magistrati. Falcone come giudicherebbe le riforme in discussione oggi?
Giovanni Falcone intervistato da Mario Pirani il 3 ottobre 1991 disse:
Un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa. Gli occorrono, quindi, esperienze, competenze, capacità, preparazione anche tecnica per perseguire l’obbiettivo. E nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di para- giudice. Il giudice, in questo quadro, si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri. Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell’Esecutivo. È veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione del Pm con questioni istituzionali totalmente distinte. Gli esiti dei processi, a cominciare da quelli di mafia, celebrati col nuovo rito, senza una riforma dell’ordinamento, sono peraltro sotto gli occhi di tutti”.
Qual’è l’eredità più importante di Falcone nella lotta alla mafia?
La felicità vera arriva da un grande ideale che dà senso profondo a tutta la tua vita e che ti trasmette ogni mattina la gioia di una giornata nuova.
Perseguire Giustizia e Legalità con onestà senza compromessi, tenendo sempre la schiena dritta e guardando in faccia anche la paura, con coraggio.