Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
“Qui tra il castello e il molo dove l’ultimo cantastorie favoleggiΓ² d’armi e d’amore il popolo ricorda Ferdinando Russo poeta e paladino dell’anima napoletana”. Nel 1928, all’angolo di piazza Municipio, fu murata una lapide con questa scritta le cui parole furono dettate da Carlo Nazzaro, grande amico del poeta. Oggi la lapide non esiste piΓΉ perchΓ© il palazzo fu abbattuto per fare luogo a nuova costruzione.
Ferdinando Russo nacque a Napoli il 25 novembre 1866. Funzionario del Museo Nazionale, dopo un matrimonio infelice, si dedicΓ² in toto alla poesia, alla sua amata mamma e alle tante donne che amΓ² rincorrere fino alla tarda etΓ .
Un uomo signorile, dagli occhi neri e lucenti, si distinse negli ambienti artistici, non rinnegando, tuttavia, il popolo dei quartieri piΓΉ abbandonati. Fu giudicato, accanto a Salvatore Di Giacomo, un autentico rappresentante e interprete dell’anima napoletana.
Gente ‘e malavita, ‘E scugnizze, ‘O cantastorie, ‘N paraviso sono alcuni titoli dei suoi lavori in cui il protagonista Γ¨ sempre il popolo, con i suoi vizi e le sue virtΓΉ. Come giornalista, collaborΓ² prima al Pungolo e poi a Il Mattino di Eduardo Scarfoglio di cui fu intimo amico, come lo fu di Gabriele D’Annunzio.
Scrisse libri di novelle, romanzi, monografie di storia, di folclore e di letteratura dialettale napoletana. Le sue opere continuano a essere ristampate e vendute largamente, indice della sua grandezza di poeta verace.
Morì a Napoli il 30 gennaio 1927, le sue spoglie riposano presso il Cimitero Monumentale di Poggioreale.
Saluti cordiali,
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).