NAPOLI – Quarant’anni fa, il 31 ottobre del 1984, moriva Eduardo De Filippo. Un uomo, un drammaturgo, un attore, un artista, un maestro del teatro internazionale. Per la città partenopea un vero e proprio emblema. Per tutti i napoletani De Filippo è anche detto semplicemente “Eduardo”. Un nome carico di affetto, stima, devozione. Eduardo è stato il Teatro, quello con la lettera maiuscola. La sua drammaturgia è eterna e universale come quella shakespeariana. Le sue opere parlano di Napoli, la Napoli dei decenni da lui vissuti. Eppure raccontano la vita, il mondo. Sempre attuali e capaci di far riflettere tutte le generazioni. Eduardo è diventato Napoli stessa. Non è pertanto strano che l’amministrazione del Comune e il sindaco Gaetano Manfredi abbiano deciso di rendergli omaggio, nell’anniversario della sua scomparsa, con una lunga serie di iniziative culturali.
I titoli delle sue commedie sono immortali per i napoletani. Basti pensare a “Natale in casa Cupiello”, “Il sindaco del Rione Sanità”, “Filumena Marturano” e tanti altri capolavori. Davvero difficile che qualcuno non ricordi il celebre monologo sul caffè di De Filippo sul balcone in “Questi fantasmi”. La sua drammaturgia è diventata un’ulteriore testimonianza letteraria della lingua napoletana. Il suo teatro è entrato nelle scuole e ancora oggi racconta dolore, ingenuità, nostalgia, gelosia, lotta, amore, pazienza, ingiustizie… La biografia di Eduardo (figlio illegittimo di Eduardo Scarpetta insieme ai fratelli Peppino e Titina) è una storia di riscatto. Il vocabolario delle sue opere ha regalato tutto un inventario di proverbi alla città, a quella Napoli che lui diceva essere “un teatro a cielo aperto”. La stessa Napoli per la quale il suo cuore non ha mai cessato di tremare e che ancora oggi, dopo quarant’anni, ancora lo ama.
Valentina Mazzella