Se riflettiamo con attenzione, noteremo che ci hanno sempre esortato a rispettare il tempo, a divorarlo. Basti pensare ad Orazio con il suo carpe diem, per poi arrivare ai giorni nostri, costretti – a causa di un virus – prima a restare a casa e successivamente a limitare le nostre abitudini. Prima di questa situazione surreale, non badavamo al tempo, lo davamo quasi per scontato. Ora, invece, lottiamo per riscattarlo, cerchiamo di recuperarlo, di impiegarlo nel miglior modo possibile. Viviamo in un epoca che si basa sul culto del “tanto c’è tempo” quando, invece, quest’ultimo ci passa d’ avanti e neanche ce ne accorgiamo. Le gioie, i dolori, le delusioni, le rivincite, gli sbagli, l’accettazione, la nostalgia, il rimpianto… è in tutto ciò che risiede la magia pura ed inspiegabile del tempo. Molto spesso siamo così occupati a modificare a proprio piacimento il passato che non riusciamo a vivere a pieno il presente, mentre dovremmo dedicarci al presente, viverlo, viverci; senza la costante tendenza a rimandare tutto al giorno seguente. La vita é fatta di momenti, di attimi e di sfumature; quindi perché perderli per rimuginare su un qualcosa che ormai è passato?! Questo periodo burrascoso, pieno di incertezze, ci ha ridato la brama di voler afferrare il tempo e qualora non ci riuscissimo, di aspettarlo; di voler correre con lui e di dargli la giusta importanza. “[…] È tempo che sfugge, niente paura, che prima o poi ci riprende. Perché c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo; per questo mare infinito di gente” afferma Fossati. Il tempo, dunque. Il tempo ribelle, il tempo delle chiacchiere con gli amici al bar, il tempo dei sorrisi, di una carezza; il tempo che sfugge, il tempo da aspettare e quello da riavvolgere. Il tempo. Quest’ultimo non è in prestito, è nostro, è un dono che ci permette di aggiungere, ogni giorno, una tessera per formare un mosaico che noi tutti chiamiamo vita.