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Duecento anni dalla morte di Gioacchino Murat: "qui non si muore" e neanche l’arte muore

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Napoli – Lunedì 12 ottobre, con un giorno di anticipo, ci si è riuniti presso l’Institut Francais nel Palazzo Grenoble di via Crispi per commemorare il bicentenario dalla morte di Joachim Murat. Dopo due secoli il merito di rispolverare la memoria del condottiero cognato di Napoleone e re di Napoli va a una napoletana e a un francese. Occasione colta al balzo, come già annunciato, è stata infatti la presentazione del libro “Mirate al cuore” di Assunta Mango con i disegni di Christophe Mourey.
La serata è stata aperta con la visione di uno spezzone del film “Il fuoco su di me” (2004) di Lamberto Lambertini, proprio quello in cui l’orgoglioso Murat ordina il fuoco ai soldati del suo plotone di esecuzione. Tra la lettura del testo ad alta voce di Maria D’Onofrio, i più sinceri applausi del pubblico e i graditi interventi dei presenti, l’antropologo dott. Marco Fiore ha passato la parola a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera promossa. In primis la scrittrice Assunta Mango che per la stesura della storia ha spiegato di aver tratto spunto da uno studio di Murat persona e non personaggio. Suo scopo era quello di sottolinearne l’umanità, di raccontare di un uomo che prima di morire non rammenta solo le grandi battaglie a cui ha partecipato da condottiero. Gioacchino Murat è stato innanzitutto un padre di famiglia. Pertanto il suo ultimo pensiero prima dell’esecuzione è rivolto alla famiglia, la moglie Carolina Bonaparte e i figli, a cui scrive una lettera e una confessione. Ne risulta un racconto breve che non rinuncia ai toni fantasiosi del resoconto di Alexandre Dumas, determinato a esaltare la leggenda di un uomo che in fondo non è mai stato sconfitto, spiega sempre la Mango. Un uomo capace addirittura di manipolare la propria fucilazione per condanna a morte privandola del suo significato.
Poi è intervenuto l’artista Christophe Mourey dalle cui opere originali il libro è impreziosito. L’artista parigino è già noto per numerosi lavori con soggetto la città partenopea vista con gli occhi di uno straniero. In sala gli è stato chiesto cosa pensasse un francese venuto a Napoli oggi, con alle spalle i suoi studi scolastici condotti in patria, del francese sceso a Napoli due secoli addietro per cingerne la corona. Christophe ha parlato franco nel microfono col suo lampante ed elegante accento francese e ha risposto di aver odiato Napoleone studiando la storia, ma di aver amato Murat. Quando il lavoro gli è stato commissionato si è cimentato prima in uno studio accurato del personaggio storico e poi nella realizzazione dei disegni che si contraddistinguono per le linee e per la scelta dei colori che non deludono chi già conosce Mourey per il suo singolare uso della matita e soprattutto dei pennarelli Bic. Sul momento era possibile anche rendere un pezzo unico il proprio volume lasciando che l’artista ne ritoccasse un disegno in pochi minuti. Tra le pagine color ligneo dell’opera compaiono anche i collages del graphic designer Mario Biscetti, realizzati proprio a partire dai lavori di Mourey. Alla stampa del volume ha contribuito Carmine Cervone, con il suo tocco tipografico antiquato, ma sobrio ed esclusivo.
“Qui non si muore” sono le parole pronunciate da Murat sbarcando a Castellabate nel 1811 e noi, fortunatamente ancora dopo duecento anni, possiamo constatare con fierezza che “qui soprattutto l’arte non muore”.

Di Valentina Mazzella

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