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Dopo quasi 14 anni di latitanza, finisce la fuga di Marco Di Lauro

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L’hanno trovato. Dopo quasi 14 anni di latitanza, finisce la fuga di Marco Di Lauro, il quarto figlio del boss di Secondigliano Paolo Di Lauro. La Squadra Mobile di Napoli l’ha stanato in via Emilio Scaglione.
La zona dove si trova alloggio dove è stato trovato Di Lauro era da tempo sotto la stretta osservazione delle forze dell’ordine. Gli investigatori sapevano che il rampollo del potente clan del quartiere Secondigliano non poteva trovarsi lontano: via Scaglione, la lunga strada che conduce verso la cintura a nord di Napoli, si trova infatti a pochi chilometri dal quello che era il quartiere generale del clan. Oggi, avuta la certezza che l’uomo era in casa, polizia e carabinieri sono entrati in azione, concludendo il blitz in pochissimo tempo.
A porre fine ad una latitanza durata 14 anni sono stati poliziotti, carabinieri e finanzieri in una operazione coordinata dalla Dda.

La faida

la faida per il traffico di droga Il clan Di Lauro è stato protagonista tra il 2003 ed il 2005 di una delle più sanguinarie faide di camorra. Lo scenario sono stati i quartieri dell’area nord occidentale di Napoli – quelli di Secondigliano e di Scampia, ed alcuni Comuni della zona a nord. A scatenare la faida che vedeva contrapposti i fedelissimi del clan e alcuni ex appartenenti che decisero di mettersi in proprio – da qui il nome di “girati” o di scissionisti – fu il controllo del traffico degli stupefacenti nella zona di Scampia e di Secondigliano. Marco, tra i figli di Paolo Di Lauro, soprannominato Ciruzzo ‘o’ milionario’ (per la sua disponibilità finanziaria) è sempre stato considerato il più scaltro.

Considerato dagli inquirenti il secondo latitante più pericoloso d’Italia dopo Matteo Messina Denaro. E’ il più giovane dei figli di Paolo.
Nei libri paga viene indicato con la sigla “F4”, che sta a indicare quarto figlio del boss, mentre i fratelli Cosimo, Vincenzo, Nunzio, Salvatore, Antonio, Raffaele e Giuseppe, vengono indicati rispettivamente con la sigle: F1, F2, F5, F6, F8, F9, F10. Nel 2004 quando Gennaro Marino “Mckay” voleva incontrare Paolo Di Lauro (quest’ultimo latitante), prima dello scoppio della faida, Cosimo Di Lauro (8 dicembre 1973), il figlio maggiore di Paolo che all’epoca era reggente del cartello, temendo una trappola, mandò i suo fratelli Ciro e Marco a perlustrare il luogo dell’incontro. Non avvertirono nessuno del loro imminente arrivo, passarono senza scorta, forse in auto, osservarono le vie di fuga, le sentinelle appostate e capirono che una volta che il padre sarebbe giunto lì l’avrebbero fatto fuori, a lui e a chiunque l’avesse accompagnato, quindi andarono dal fratello maggiore Cosimo e gli riferirono quanto visto. L’incontro era un tranello, era un modo per uccidere e sancire una nuova era nella gestione del cartello.


Marco Di Lauro è stato l’ultimo latitante di quella lista ad essere catturato.  Il 18 giugno 2015 la Suprema Corte di Cassazione presso la prima sezione penale del Tribunale di Roma ha confermato la condanna all’ergastolo per Mario Buono, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Attilio Romanò mentre ha disposto il rinvio a giudizio in Corte d’Appello per Marco Di Lauro, considerato il mandante dell’agguato. Cade il secondo ergastolo per Marco Di Lauro che resta latitante solo per reati associativi. Secondo le ultime indiscrezione sarebbe legato sentimentalmente a una donna chiamata Cira, vicina al clan Tamarisco di Torre Annunziata, questo clan ne avrebbe favorito la latitanza, inoltre avrebbe intrattenuto rapporti di “affari” (un mercato riguardante prevalentemente la droga) con la ‘Ndrangheta, in particolare con la ‘Ndrina dei Pelle-Vottari.

Di Lauro è arrivato in questura a bordo di un’auto civetta della polizia di Stato, mentre dall’alto un elicottero sorvegliava la zona. “Bravi, bravi” è l’incitamento che si è levato dai presenti, un centinaio di persone, mentre alcuni degli agenti, che avevano partecipato all’operazione, si sono abbracciati, manifestando soddisfazione per il lavoro svolto. In strada al momento sono presenti anche il questore di Napoli Antonio De Jesu e il comandante provinciale dei carabinieri Ubaldo Del Monaco.

“Di Lauro non era armato, si è arreso subito”

“Marco Di Lauro non era armato e non ha opposto resistenza”, ha detto il questore di Napoli, Antonio De Iesu, che è sceso dai suoi uffici per accogliere i suoi uomini che, insieme ai carabinieri e alla finanza hanno condotto l’operazione nel pomeriggio. Soddisfatto anche il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, colonnello Ubaldo Del Monaco, che ha evidenziato che l’azione si è svolta sotto il coordinamento della Dda di Napoli guidata dal procuratore Melillo. “Siamo contenti”, ha aggiunto Del Monaco.

De Magistris. “Lotta a clan è una priorità per lo Stato e per la città”

“Complimenti a Polizia di Stato, Carabinieri e Magistratura per l’arresto del latitante Marco Di Lauro. La lotta alla camorra è al centro dell’azione dello Stato nella nostra città”. Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

Salvini: “Nessuna tregua ai criminali”

A rendere noto l’arresto è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che fa i complimenti alle forze dell’ordine, le quali “dopo l’arresto di un terrorista algerino dell’Isis mettono a segno un’altra operazione importantissima. Nessuna tregua ai criminali”

Commissione Parlamentare Antimafia: “Vittoria dello Stato”

“L’arresto di Marco Di Lauro è una vittoria dello Stato. Esprimo le mie più sincere congratulazioni alle forze dell’ordine e alla magistratura per questo arresto che riconsegna sempre più fiducia nella democrazia e nelle sue leggi per affermare il principio della legalità”. Così il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Nicola Morra. Anche Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, commenta la cattura del boss: “Complimenti alla polizia di Stato, ai carabinieri e alla magistratura per l’arresto del latitante Marco Di Lauro. La lotta alla camorra è al centro dell’azione dello Stato nella nostra città”. 

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