Anche un social celebre per il suo uso ricreativo può diventare uno strumento per divulgare un messaggio e sensibilizzare il vasto pubblico. Parliamo di Tiktok, la nota applicazione nata per creare brevi clip musicali o piccole parodie in playback. Innumerevoli suoi utenti oggi hanno infatti scelto di eclissare la tradizionale spensieratezza di tutti i giorni per focalizzare l’attenzione su un tema particolarmente delicato, ovvero il Denim Day.
Nel 1998 la Corte di Cassazione italiana annullò la condanna per stupro nei confronti di un quarantacinquenne perché la vittima, una ragazza di soli diciotto anni, indossava un paio di jeans aderenti. Pertanto il tribunale stabilì che non sarebbe stato possibile per l’uomo sfilare i vestiti alla vittima senza la sua collaborazione. Ergo lo stupro non era stato un abuso, ma un rapporto consenziente. Fu una pagina vergognosa della storia giuridica italiana.
Per questo quindici anni fa l’associazione Peace Over Violence di Los Angeles lanciò in risposta il movimento Denim Day. Le donne americane scesero in piazza indossando dei blue jeans aderenti per protestare contro lo scandaloso verdetto dando vita a quella che poi è diventata una vera e propria campagna nazionale di informazione e prevenzione contro la violenza sessuale. Nel 2014 è poi nata la Guess Foundation Europe, sempre con lo scopo di promuovere una rivoluzione sociale e una crescente consapevolezza attraverso la cultura e l’educazione.
Cosa c’entra tutto ciò con Tiktok? Tiktok è stato oggi un veicolo, il mezzo scelto da un numero spropositato di donne e uomini che hanno subito un abuso, molestie o violenze per gridare al mondo che nel presente non sono più vittime, ma sopravvissuti. Hanno tutti deciso di mettersi in gioco, di esporsi pubblicamente a viso scoperto. In tantissimi mostrano gli indumenti che indossavano nel momento dell’abuso: jeans strappati, tute, gonne, felpe… Gridano al mondo che non è stata colpa loro. Qualcuno si commuove e piange, ma la maggior parte canta, balla e sorride per dare speranza a chi ha subito da poco una violenza. È possibile uscire dal tunnel, rialzarsi nonostante la ferita e le cicatrici interiori. Non bisogna sentirsi soli. Si può essere forti anche nel dolore. Soprattutto “non si diventa ciò che si è subito”.
In Italia l’iniziativa è stata pubblicizzata in particolar modo da Chiara Ferragni sul suo profilo Instagram. Lo ha fatto attraverso le sue storie, visualizzate quotidianamente da milioni di utenti. Del resto è da tempo noto come la celebre imprenditrice digitale sia molto attiva come influencer non solo nell’ambito della moda, ma anche in quello della solidarietà e del sociale. E ogni tanto ricordiamo che esiste anche un modo corretto di usare i social, quello che aiuta le persone a fare comunità e non banalmente a sfogare odio e frustrazione.