RECENSIONE – “Cyrano De Bergerac” va in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino a domenica 12 marzo. L’adattamento e la regia sono curate dal geniale e frizzante Arturo Cirillo. La scelta del capolavoro di Edmond Rostand è ispirata da un suo prezioso ricordo, quando trentacinque anni fa vide due volte sul palco un musical su Cyrano con le magnifiche musiche di Domenico Modugno. Ha deciso così di rappresentare di nuovo le vicende del poeta suggeritore in una versione nuova, tutta sua: un musical in cui i personaggi indossano costumi di Gianluca Falaschi con piume e paillettes in un tempo indefinito.
Le musiche sono rielaborate da Federico Odling: non mancano alcune di Modugno e altre tratte dalla fiction su Pinocchio di Luigi Comencini, del 1972. Non è un caso. La sceneggiatura a momenti sovrappone, infatti, la storia di Cyrano De Bergerac a quella del burattino di Carlo Collodi, altro personaggio della letteratura celeberrimo per il suo naso. La stessa Rossana veste di azzurro tutto il tempo per alludere alla Fata Turchina, con al seguito la balia chiamata Lumachina. Il fido Raguenau è pronto a rivelarsi il Grillo Parlante.
Arturo Cirillo interpreta il protagonista Cyrano in maniera impeccabile e simpatica. Eccezionale anche la recitazione del resto del cast: Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Valentina Picello, Giulia Trippetta e Giacomo Vigentini. Insieme rappresentano la tragedia di un amore impossibile senza lieto fine per nessuno. L’amore di Cyrano De Bergerac innamorato di sua cugina detta Rossana. La giovane però si invaghisce di un cadetto giovane e bello, Cristiano. Cristiano ricambia il sentimento. Tuttavia non è capace di esporre le struggenti dichiarazione romantiche che Rossana desidera ricevere.
Sarà allora proprio Cyrano a supportarlo nella conquista del cuore di Rossana. Poeta formidabile, scriverà al suo posto delle lettere d’amore. Nell’ombra gli suggerirà parole dolci da decantare sotto al balcone di lei in una delle scene più iconiche della tradizione teatrale. Cyrano aiuta il suo rivale, si mette da parte. Non confessa il suo amore a Rossana a causa del proprio aspetto estetico poco gradevole per un naso eccessivamente grande e sproporzionato. È convinto di essere troppo brutto per essere amato. In questo modo, triste e delicato, Cyrano De Bergerac diventa l’emblema di un eroe perdente.
Nonostante tutto, però, resta sempre una persona libera, altruista e orgogliosa della propria dignità. La sua tragedia è amara: interroga il pubblico sul rapporto tra l’essere e l’apparire, sulla superficialità con cui spesso ci inganniamo. Il suo mito è ispirato al personaggio storico Savinien Cyrano De Bergerac, realmente esistito nel Seicento, che fu filosofo, scrittore, drammaturgo, poeta, spadaccino e soldato. Un artista poliedrico che anche in vita fu abbastanza sventurato: Molière gli rubò delle idee per scrivere alcune opere drammaturgiche.
Un uomo che purtroppo la Storia era pronta a dimenticare, a rilegare nell’ombra come il Cyrano che suggeriva a Cristiano. Un uomo che è stato tuttavia salvato dal Teatro che lo ha consegnato all’immortalità del palco e dell’arte. Combinazione vuole anche e soprattutto per merito del suo inconfondibile naso che in vita era stato tanto una disgrazia.
Di Valentina Mazzella