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Come mai il Festival di Sanremo è tornato così in auge?

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SANREMO – Tutti parlano di Sanremo. Tutti cantano Sanremo. Sembra quasi che tutti guardino Sanremo. In fondo “perché Sanremo è Sanremo”. La settimana del Festival pare rivestirsi di sacralità per gli spettatori italiani. Nel bene e nel male si tratta indubbiamente dell’evento televisivo più importante della tradizione mediatica italiana. Una storia lunghissima di ben 73 anni che ha avuto inizio con la primissima edizione del 1951. 

In origine l’iniziativa nacque prendendo spunto da una kermesse natalizia della Canzone di Napoli svolta presso il salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo negli anni Trenta. È infatti dal 1977 che il Festival della Canzone italiana scelse di spostarsi al celebre Teatro Ariston. Da tre quarti di secolo il suo palco viene calcato da artisti della musica italiana, interpreti indimenticabili, alle volte da meteore, da ospiti internazionali dello spettacolo e non solo. La lista dei nomi delle celebrities sarebbe davvero interminabile…

Tuttavia, per amor di cronaca, bisogna ammettere che quella del successo di Sanremo non è sempre stata una parabola in crescita. Anzi, il suo rapporto con l’indice di gradimento del pubblico è sempre stato abbastanza altalenante. Dopo il boom degli anni Sessanta, negli anni Settanta seguì infatti una fase di declino. Edizione dopo edizione, gli ascolti iniziarono progressivamente a calare. Il Festival sembrava “non aver più presa” sul pubblico. Per un breve lasso di tempo, sembrò esserci una nuova fugace fase di prosperità negli anni Novanta. Eppure gli anni Duemila furono di nuovo anni di scarso audience per il Festival di Sanremo.

Ciò non toglie che l’evento non abbia mai smesso ogni anno di esser al centro di mille dibattiti, polemiche e controversie. Semplicemente era meno scontato che in tanti quella settimana scegliessero di guardare in diretta lo show alla TV. In breve l’opposto di quanto sta accadendo negli ultimi anni. Sorge quindi spontanea la domanda: come mai il Festival di Sanremo è tornato così in auge? È veramente “merito di Amadeus” come alcuni sostengono? In parte sì, ma di certo il discorso è molto più ampio. L’attuale manifestazione da una parte sta raccogliendo i frutti di un processo iniziato negli ultimi dieci anni. Dall’altra sta godendo anche di una serie di “fortunate condizioni” che hanno reso il Festival un fenomeno virale.

Negli anni più recenti la direzione artistica di Amadeus ha colto tutto l’incredibile potenziale del web. Ha avuto la fulgida intuizione di usare i social a proprio vantaggio. Il mondo digitale dei meme non è più una realtà parallela a sé: ha iniziato a intrecciarsi in maniera confacente con lo spettacolo della Rai. Per non parlare della scelta dei cantanti: c’è stato un periodo in cui, negli anni Duemila, il palco dell’Ariston iniziò ad apparire come una deriva. A Sanremo sembrava che si esibissero quasi solo i cantanti al termine della propria carriera. Tanti artisti affermati e in voga guardavano il Festival con un po’ di snobismo.

Poi le carte in tavola cambiarono quando nella Città dei Fiori approdarono i primi pupilli di Maria De Filippi. L’apripista nel 2009 è stato Marco Carta. A seguire, anno dopo anno, sono stati sempre più numerosi i cantanti in gara provenienti dai vari talent come “Amici”, “X-Factor” e altri simili. La loro presenza all’inizio fu a lungo contestata. Gli artisti storici – quelli con carriere decennali alle spalle – si sentivano denigrati nel gareggiare con quelli che venivano etichettati come degli esordienti. Allo stesso tempo c’era il problema, non poco ostico, del televoto. Questi nuovi cantanti erano avvantaggiati: formati nei talent, avevano a casa un grandissimo pubblico di giovani capaci di usare al meglio cellulari e televoto.

Con la progressiva digitalizzazione della società in tutte le sue fasce anagrafiche, questo problema è stato poco a poco marginato. Resta il fatto che i giovani interpreti di “Amici”, “X-Factor” e trasmissioni analoghe hanno negli ultimi dieci anni contribuito ad attrarre sempre più spettatori. Oggi è cambiata la percezione artistica di questi cantanti all’epoca esordienti perché, a distanza di oltre dieci anni, molti si rivelano ancora validi e talentuosi. Oggi nessuno metterebbe in dubbio la carriera musicale di Emma, Annalisa o dei Volo.

Pertanto, sotto la direzione di Amadeus, è stato finalmente raggiunto un ottimale equilibrio tra cantanti capaci di accontentare un po’ tutte le generazioni. Senza snobismo. È stato individuato il format adatto per svecchiare il Festival e adattarlo ai gusti di un pubblico variegato. Nelle ultime edizioni si celebra per davvero la canzone italiana: tutti gli artisti accorrono per partecipare anche solo come ospiti. Anche per esibirsi con un’unica canzone di cinque minuti sul palco esterno. Sembra esserci tutti.

E poi non mancano gli sketch e i siparietti. Non importa che spesso siano palesemente confezionati ad hoc. Alle volte fanno ridere, altre volte sorridere, in alcuni casi indignano. Però c’è sempre un meme, una battuta o una vignetta pronta sul web a immortale il momento. Ancora di più da quando nel 2020 è stato ideato il Fantasanremo, il gioco in cui ogni spettatore sceglie per sé un’immaginaria squadra di cantanti sperando di accumulare punti in base alle performance degli artisti sul palco. 

E come dimenticare poi che il 2020 sia stato anche il drammatico anno del primissimo lockdown da Covid-19? Costretti a stare chiusi in casa, non c’erano molte alternative per svagarsi. Il Festival di Sanremo era tra queste. E dunque eccoci qui alla 73esima edizione. Liberi e per diversi aspetti più distesi, ma ancora uniti nel seguire questa manifestazione. Per ascoltare le canzoni, per commentare i monologhi, per ridere sulle situazioni imbarazzanti, per riflettere su qualche tema importante oppure per far polemica su questo o quell’altro argomento. Perché in fondo “Sanremo è Sanremo”.

Di Valentina Mazzella

 

 

 

 

 

 

 

 

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