Napoli – Venerdì 16 dicembre al Museo Pignatelli è stato siglato il rinnovo del Protocollo della rete “Napoli tra le mani”.Un progetto nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione del Servizio di Ateneo per le Attività degli Studenti con Disabilità (SAAD) dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa col il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Polo Museale Regionale della Campania, Museo di Capodimonte, la Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro, la Cooperativa Sociale La Paranza, l’Associazione Borbonica Sotterranea, l’Orto Botanico e alcune associazioni di categoria delle persone con disabilità come il DPI, l’ENS-Campania, l’UICI e l’UNIVoC. L’obiettivo del progetto quello di diffondere le buone pratiche nella gestione dei beni culturali per favorire l ’accessibilità delle persone con disabilità nell’ottica dell’inclusione e la partecipazione di tutti anche alla vita sociale e culturale. La rete vede la collaborazione di sedici luoghi di cultura e sette associazioni che, ciascuna secondo le proprie competenze e sulla base delle rispettive risorse in relazione ai” luoghi della cultura” aderenti alla Rete, si sono adoperate nella progettazione e nella realizzazione, di itinerari di visita attenti alle esigenze di tutti i visitatori, con particolare attenzione alle persone con disabilità fisiche, sensoriali e cognitive. I risultati positivi di “Napoli tra le mani “- un progetto che in questi anni non ha ricevuto alcun finanziamento e che non ha eguali per la sua continuità – hanno consentito il rinnovo e l’ampliamento degli obiettivi, degli impegni e delle responsabilità dei firmatari, ma anche l’estensione della rete e l’apertura a nuove realtà culturali e associative. Attraverso le attività previste dal protocollo, si è cercato di garantire ad ogni cittadino in maniera paritaria l’accesso e la fruizione al patrimonio archeologico e storico-artistico, mediante il superamento delle barriere architettoniche, sensoriali e della comunicazione, permettendo, così l’accesso ad un patrimonio che nei secoli ha qualificato la storia del territorio, segnandone profondamente la costruzione dell’identità.
Tra i luoghi d’arte fruibili dalle persone con disabilità che hanno già attivato percorsi tattili sensoriali adatti anche a persone ipovedenti e cieche segnaliamo
- Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ritenuto uno dei più importanti al mondo per l’archeologia classica, è erede diretto del Real Museo Borbonico, tra i più antichi d’Europa in quanto costituito agli inizi dell’Ottocento per una decisione di Ferdinando IV di Borbone assunta nel 1777
- Il Palazzo reale fu edificato a partire dal 1600 per volere del viceré spagnolo Ferdinando Ruiz de Castro, conte di Lemos. Fu l’architetto Domenico Fontana a progettare l’edificio che doveva accogliere il re di Spagna Filippo II.
- Museo di Capodimonte era in origine una residenza reale voluta da Carlo di Borbone per sistemare il grande patrimonio artistico ereditato dalla madre Elisabetta Farnese. È stata anche una reggia sontuosa, vissuta e abitata, con fortuna discontinua, dalle famiglie regnanti a partire da metà Settecento fino ai primi decenni del Novecento.
- Villa Pignatelli fu costruita dopo il 1826 per Sir Ferdinand Richard Acton in eleganti forme neoclassiche con uno splendido colonnato dorico che affaccia sul giardino all’inglese. Successivamente abitata dai Rothschild, famiglia di banchieri tedeschi, nel 1867 venne acquistata dai principi Aragona Pignatelli Cortes servizi da tavola, specchiere e sculture, oltre a numerosi dipinti
- Il Museo Duca di Martina, raffinata dimora neoclassica della seconda moglie di Ferdinando IV di Borbone, Lucia Migliaccio duchessa di Floridia, è oggi uno dei piùimportanti musei dedicati alle arti minori. Il museo rivela l’operosità umana nella realizzazione di opere d’arte con i più disparati materiali. Il percorso tattile e narrativo si svolge negli ambienti della Villa dove si possono esplorare alcuni arredi e oggetti in porcellana.
- La Certosa e il Museo di San Martino Nell’anno 1325 il giovane duca Carlo di Calabria, figlio di re Roberto d’Angiò, volle iniziare sul colle di Sant’Elmo la costruzione di un complesso monastico secondo le regole dell’Ordine Certosino: una vera e propria cittadella di preghiera, autonoma riguardo alle necessità materiali.
- Il Duomo. La costruzione del Duomo risale ai tempi di Carlo I d’Angiò. Nel corso dei secoli la cattedrale fu variamente decorata secondo il gusto dei cardinali che ressero la diocesi di Napoli.
- La Cappella del Tesoro di San Gennaro, collocata nella navata destra della cattedrale, è testimonianza della devozione del popolo napoletano verso il santo patrono e fu aperta al culto nel 1646. Nella Cappella è possibile esplorare il maestoso cancello di Cosimo Fanzago che delimita la Cappella di San Gennaro, e i candelabri in argento realizzati da Gennaro Monte.
- Le Catacombe di San Gennaro si presentano come una vera e propria città sotterranea che si estende per circa 5.800 mq. Le Catacombe napoletane, si articolano in spazi ampi e sono cavate in orizzontale, con profondità fino a trenta metri.
- La Basilica di Santa Maria della Sanità si presenta come un affascinante palinsesto artistico, perché in essa convivono testimonianze storico-artistiche che vanno dalle preesistenze cimiteriali di età paleocristiana (catacombe di San Gaudioso), fino alla recente acquisizione delle opere degli artisti contemporanei come Gianni Pisani, Riccardo Dalisi e Annamaria Bova. L’itinerario tattile e narrativo rivela non solo gli elementi architettonici che la caratterizzano ma soprattutto i forti simboli devozionali legati a san Vincenzo Ferrer e alle tradizionali feste legate al Santo.
- La Galleria Borbonica è un percorso sotterraneo della città di Napoli che costituisce il vanto dell’ingegneria civile borbonica, nonché un percorso emozionante e di inestimabile valore che consente di conoscere quanto realizzato nel sottosuolo della città negli ultimi cinquecento anni
- L’Orto Botanico di Napoli, il cui decreto di fondazione recante la firma di Giuseppe Bonaparte risale al 28 dicembre 1807, afferisce attualmente all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Pur non essendo tra i più antichi orti botanici d’Italia è senz’altro il più importante per il numero e la qualità delle collezioni presenti.
Di Giuseppe Musto