Home Cinema “Cenerentola” con Camila Cabello: il musical della fiaba in chiave femminista

“Cenerentola” con Camila Cabello: il musical della fiaba in chiave femminista

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RECENSIONE – C’era davvero bisogno di un’ennesima trasposizione cinematografica di Cenerentola? Forse no, ma il nuovo musical “Cenerentola” di Kay Cannon è così piacevole che siamo contenti di guardare anche questa nuova versione. Il film è disponibile gratuitamente in streaming sulla piattaforma di Prime Video dal 3 settembre. Si tratta infatti di una produzione Amazon, non Disney. Le riprese erano iniziate nel febbraio 2020 e da principio la pellicola era destinata alla distribuzione nelle sale cinema. Poi c’è stata l’interruzione sul set a causa dell’emergenza Covid e infine si è optato per la trasmissione sul piccolo schermo di casa. Eppure ciò nulla toglie all’entusiasmante qualità di cui il film gode.

Il primo tocco di valore è conferito dal suo ottimo cast capeggiato dalla cantante e attrice di origine cubana Camila Cabello nei panni della protagonista. Emerge così, per dire, già il primo elemento di discostamento del musical dalla tradizione disneyana che ha sempre voluto la povera sciagurata bionda ed eterea. In questo film Ella, è questo il nome anagrafico di Cenerella, è una bellezza latina più vicina agli standard della ragazza della porta accanto. Nicholas Galitzine veste i panni del principe Robert, Pierce Brosnan è il re Rowan, Minnie Driver è la regina Beatrice e a sorpresa la famiglia reale conta anche una figlia femmina, la principessa Gwen interpretata da Tallulah Greive. Presta invece il volto alla matrigna Vivien l’attrice Idina Menzel che ricordiamo forse per essere stata Nancy, la rivale in amore di Giselle, nel film “Come d’incanto”. Non è inoltre marginale sottolineare soprattutto la scelta di Billy Porter per il ruolo della Fata Madrina, noto attivista della comunità LGBT.

Ovviamente non si ha la pretesa di presentare “Cenerentola” come il capolavoro cinematografico dell’anno. È viva la consapevolezza dei suoi limiti e delle pecche su cui sarebbe stato possibile lavorare meglio. Ad esempio un po’ la banalità dei costumi che di solito in questo genere di film fanno sognare. Non è questo il caso perché, sebbene siano belli, sono allo stesso tempo anche trascurabili. Inclusi quelli disegnati dalla protagonista, nonostante si tratti di un’aspirante stilista. Come già detto l’opera è un musical, eppure non eccelle neanche sotto l’aspetto musicale. Le poche canzoni originali sono gradevoli, ma dimenticabili. Le altre sono invece cover con i testi rivisitati di canzoni famose come “Material Girl” di Madonna, “Perfect” di Ed Sheeran e “Let’s Get Loud” di Jennifer Lopez.  Le stesse coreografie non sono particolarmente dinamiche. Le battute scritte nei dialoghi spesso sono scontate, ma si sorride lo stesso per il buonumore trasmesso dai colori e dalla bellezza dell’estetica della fotografia.

Il musical di Kay Cannon resta un film gradevolissimo da guardare, capace di regalare allo spettatore due ore di spensieratezza. La fiaba tradizionale è stata riscritta in chiave pop, come commentano tutti, per essere più attuale e più inclusiva. Sposa molto il politicamente corretto, non per forza un demerito, e resta al passo coi tempi nonostante l’ambientazione classica. Sicuramente la tematica più trattata è quella del girl power. Camila Cabello ci offre una Ella meno passiva e per nulla remissiva, discostandosi dalla tradizione della Cinderella china per terra a lavare i pavimenti con uno straccio. Va detto che anche la matrigna e le sorellastre in questa versione non sono particolarmente cattive. Anzi, in alcune scene sembra quasi che Vivien in fondo ci tenga alla figliastra. Cenerentola qui ha ambizioni da stilista e imprenditrice. È una ragazza audace che caratterialmente ricorda un po’ più Belle de “La Bella e la Bestia”. Del resto il film non disdegna di strizzare l’occhio ai live-action Disney con piccoli omaggi, come appunto le coreografie nel mercato del villaggio.

A questa Cenerentola il matrimonio non interessa. E a quanto pare al principe non interessa diventare re. Ma, per restare sull’onda del femminismo, è la sorella, la principessa Gwen, ad avere la passione per la politica e il governo. Non è da meno la Regina Beatrice che non tollera di essere trattata senza riguardo da suo marito il Re. Nonostante tutto il musical conserva il romanticismo dell’intramontabile fiaba. Non vengono bandite la cavalleria e le serenate. Cenerentola preferisce essere una donna indipendente, ma il principe non si farebbe problemi a portarla fra le braccia come una fanciulla leggiadra. Forse la morale è che l’emancipazione e la carriera non escludono l’amore e il lieto fine consiste nel ritrovarsi come compagni di vita. Nel film mancano purtroppo le zucche, ma non la magia. Ecco allora che dinnanzi alla millesima versione della storia della principessa con le scarpette di cristallo è ancora possibile emozionarsi e sognare.

Di Valentina Mazzella

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