Home Cinema “Animali fantastici – I crimini di Grindelwald”: bene, ma non benissimo

“Animali fantastici – I crimini di Grindelwald”: bene, ma non benissimo

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Di Valentina Mazzella 

RECENSIONE – Con “Animali fantastici e dove trovarli” era stata avviata così bene la nuova saga della Rowling che forse abbiamo finito con il covare davvero troppe aspettative nell’attesa del secondo capitolo. Allora oggi eccoci qua a commentare un tantino delusi “Animali fantastici – I crimini di Grindelwald”, il nuovo film di David Yates la cui sceneggiatura porta immancabilmente la firma della mamma di Harry Potter. Chiariamo: il film resta ugualmente un prodotto di qualità e un buon suggerimento per riempire due ore di tempo libero. Eppure sono diversi gli aspetti che non soddisfano per nulla lo spettatore più pignolo o forse troppo esigente.

Apriamo e chiudiamo una breve parentesi sulla dimensione tecnica. In alcune scene l’applicazione del greenscreen è quasi imbarazzante perché si percepisce la sovrapposizione degli attori su immagini realizzate a computer. Ed è strano considerando il budget della Warner Bros. Inoltre ci sono dei momenti in cui la regia di Yates ha scelto di inserire nel montaggio delle soggettive, ossia delle inquadrature che permettono al pubblico di guardare attraverso gli occhi dei personaggi. Nella fattispecie abbiamo delle soggettive per Newt (Eddie Redmayne) e Leta (Zoe Kravitz). Il risultato è disturbante.

Per quanto riguarda la storia il film è ricco di effetti speciali ben riusciti quanto è povero di vere emozioni che riesca a regalare. Non si avverte infatti particolare trasporto o simpatia per alcun personaggio in particolare, non ci si affeziona realmente a nessuno. E che si tratti di un racconto corale in cui non vi sia un vero e proprio protagonista non regge come giustificazione. La realtà è che, nonostante le eccellenti interpretazioni degli attori e i nomi importanti che il cast annovera, nessun personaggio vive o mostra uno sviluppo concreto. Non vi è approfondimento adeguato nella loro psicologia. E lo dimostrano le scelte di Queeney (Alison Sudol) che sembrano buttate lì come una forzatura necessaria alla trama.

Fa forse eccezione proprio Grindelwald (Johnny Depp) che, a differenza di Voldemort, non ci viene presentato come il super cattivo dalla lampante malvagità. Con i suoi modi posati ed educati e le sue capacità persuasive in pubblico, non è un tiranno che impone la propria autorità con la paura. È un talentuoso oratore capace di parlare alla folla toccando i tasti giusti, di cavalcare i dubbi e le angosce della massa. Esattamente come avviene in politica nella realtà con chi fa tesoro dei populismi. Molto apprezzabile è stata anche l’intuizione di inserire un dilemma etico a proposito della disumanità babbana durante la Seconda Guerra Mondiale.

Una grave pecca banale, che poteva essere evitata, è data dall’incredibile incongruenza anagrafica dei personaggi in relazione alle date di nascita che da sempre conosciamo grazie ai libri di Harry Potter e alle informazioni rilasciate dalla Rowling ad esempio per Pottermore. Nel 1927 Silente (Jude Law) non sarebbe dovuto essere così incredibilmente giovane e la professoressa McGranitt, presentata come una maestrina alle primarie armi, in realtà non era neanche ancora nata in quell’anno. Un vero strafalcione.

Interessante l’introduzione di alcuni personaggi come Nagini e Nicolas Flamel, sebbene gli autori non li abbiano sfruttati al meglio. La speranza è che ci riservino grandi sorprese nei prossimi film. Da evidenziare è come Claudia Kim (Nagini) reciti perfettamente anche solo con lo sguardo, nonostante il copione le assegni a questo giro poche battute. Al contrario, al di là del siparietto comico, non comprendiamo la decisione di rappresentare in maniera tanto incartapecorita l’alchimista, considerando che l’eternità concessa dalla Pietra Filosofale a queste condizioni convinca poco.

Purtroppo per il resto la trama è piuttosto piatta. Riceve finalmente uno scossone solo alla fine con la rivelazione di un paio di colpi di scena. La Rowling in passato ci aveva sempre abituati a un crescendo di suspense lungo tutta la storia. Molte rivelazioni sembrano amalgamarsi davvero poco bene con quanto da sempre sappiamo sulle biografie dei personaggi. Siamo ancora di fronte al secondo film di una pentalogia, vero. Tuttavia ciò non toglie che “I crimini di Grindelwald” di per sé presenti molte lacune e diversi difetti. È di fatto un anello di passaggio semplicemente necessario per il decollo dei futuri capitoli. Qui risiede la sua povertà. Ci auguriamo pertanto che molti spunti verranno sviluppati adeguatamente nelle prossime pellicole che aspettiamo già da adesso con intrepida curiosità.

 

 

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