RECENSIONE – Niente scuola di magia, niente maghetto con cicatrici a forma di saetta, niente streghe dai tradizionali cappelli a punta e maghi dai lunghi mantelli che spazzano il pavimento, niente scope volanti, niente Cioccorane, niente Diagon Alley e malinconiche brughiere del Regno Unito. Con “Animali fantastici e dove trovarli” la musica rimane letteralmente la stessa, ma si cambia ambientazione, stile, storia e personaggi. Soprattutto storia e personaggi. E di fondo è esattamente per questo che il film ci piace. Sono proprio queste le prime fra le svariate apprezzabili qualità dell’ultimo geniale parto di J.K. Rowling. Una pellicola segnata dall’inconfondibile impronta dell’autrice, con un sano tocco di familiarità e il grande pregio di essere allo stesso tempo una ventata di freschezza.
La storia infatti, come dovrebbe ormai essere chiaro a tutti, non ha nulla a che fare con le peripezie di Harry Potter. Si tratta di un prequel e le vicende narrate si svolgono settant’anni prima di “Harry Potter e la pietra filosofale“. Non solo il nostro caro Harry non era ancora nato e né in programma, ma addirittura neanche i suoi genitori, i celeberrimi James e Lily Potter, erano venuti al mondo. Pertanto la trama è incentrata su un protagonista a noi nuovo, più o meno. Un certo Newt Scamander (Eddie Redmayne), autore del libro “Animali fantastici e dove trovarli” che gli studenti di Hogwarts usavano come testo da cui studiare nella saga con cui siamo cresciuti. Manuale enciclopedico a cui fra l’altro la Rowling ha dato anni or sono concretezza pubblicando per beneficenza un libricino omonimo (in Italia edito da Salani) con tanto di note esilaranti apportate da Harry e Ron.
Scamander è un magizoologo che sbarca a New York con un’infinità di curiosi animali magici nella valigia. Un vero e proprio zoo, o meglio un safari considerata l’assenza di gabbie. I problemi non tarderanno ad arrivare perché Newt non è esattamente preparato circa le severe leggi dei maghi in vigore oltreoceano per nasconderli dai no-mag (nome a quanto pare usato negli USA per indicare i più noti babbani) ed evitare guerre. Da qui in poi il film è tutto da guardare e semplicemente da gustare.
Tuttavia era necessario anticipare quanto per le considerazioni che seguono. Innanzitutto “Animali fantastici e dove trovarli” è una pellicola notevole per la sua capacità di camminare da sola sulle proprie gambe e rivendicare dignitosa indipendenza dalla saga più famosa di cui è indubbiamente figlia. È il film con cui la Rowling ha dimostrato che il mondo di Harry Potter possa essere grandioso anche senza Harry Potter. Per questo siamo dinnanzi a un prodotto che può tranquillamente risultare godibile anche per chi non ha mai visto un film basato su una storia della Rowling. Inutile però dire che la trama non perda tempo a spiegare la funzione di ogni formula magica, cosa sia un Auror o un elfo domestico perché queste, sì, sono nozioni che lo spettatore avrebbe già dovuto apprendere con Harry Potter.
È quindi il primo capitolo di una pentalogia che dimostra di avere una propria identità, ma anche piacevolmente un’autonomia relativa. Non essendo un episodio autoconclusivo, “Animali fantastici e dove trovarli” presenta una sceneggiatura disseminata di elementi-semi che sicuramente germoglieranno in futuro. È caratteristico della Rowling d’altronde non lasciare nulla al caso. Qualsiasi dettaglio apparentemente marginale, dopo essere stato messo in disparte per un periodo più o meno lungo, ritorna sempre rivelando la propria utilità. Ne abbiamo avuto prova nella saga di Harry Potter con gli armadi gemelli di Sinister e della Camera delle Necessità, con il medaglione-Horcrux, con il diadema di Priscilla Corvonero e con tanti altri esempi. Fra le insignificanti cianfrusaglie risiede sempre la chiave. Ciò che sembra lasciato in sospeso è stato invece lasciato a lievitare. Ed è abbastanza prevedibile che la storia finirà prima o poi con il gettare luce sul passato di Silente che abbiamo appena sfiorato in “Harry Potter e i doni della morte“. Ecco, probabilmente la prevedibilità, che in buona parte abbiamo percepito anche in “Harry Potter e la maledizione dell’erede“, è l’unica pecca a cui la Rowling sembra essersi abbandonata dopo la fine della saga che le ha dato la gloria. Tuttavia è troppo presto per esprimere un giudizio ponderato ed è meglio aspettare i prossimi capitoli.
Intanto altro aspetto interessante è che la Rowling abbia in un certo senso cambiato destinatario. Il film si rivolge infatti soprattutto a un pubblico di adulti. Certo, adulti amanti del fantasy e novanta su cento cresciuti con Harry Potter, ma pur sempre a persone mature. La trama non si presta più al genere dei romanzi di formazione. I protagonisti non sono dei maghetti e delle streghette alle prime armi che cresceranno e matureranno con i fan e in cui i più piccini possano immedesimarsi come accade con Harry, Ron ed Hermione. Sono personaggi già grandi, grossi e vaccinati, immersi in atmosfere più gotiche e dark, interpretati adeguatamente dal cast grosso modo valido e stellato. Ricordiamo la presenza anche di Katherine Waterston, Dan Floger Colin Farrell, Alison Sudol e di Johnny Depp per un minuto a stento.
La scelta di spostarsi da Londra e dalle verdi distese scozzesi alla Grande Mela degli anni Venti, in pieno proibizionismo, non ha rappresentato una resa alla solita americanata. Ha invece offerto una molteplicità di spunti di riflessione su tematiche sociali e ancora di attualità. Quando si parla dei divieti circa il matrimonio fra maghi e no-mag si percepisce una critica alle vecchie leggi razziali fra bianchi e neri. E che dire a proposito della pena di morte laddove il peggio a cui eravamo stati abituati era stata la condanna ad Azkaban?
In conclusione un film che non teme il confronto, grazie alla sceneggiatura coerente ed entusiasta scritta dalla stessa Rowling. Un film che non delude soprattutto perché non è la trasposizione di un libro o di una storia già nota. E ciò ha di certo giovato al nostro caro David Yates che aveva già gestito – non senza cilecche – la regia degli ultimi quattro episodi di Harry Potter. Un film che si consiglia indubbiamente agli appassionati, fosse anche solo per quell’unica volta in cui viene pronunciato il nome Silente e si commuove il cuore, in un moto di orgoglio, nel sentire che “è senz’altro Hogwarts la Scuola di Magia e Stregoneria migliore del mondo“.
Valentina Mazzella