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Altro che Juve, attenti alle spalle

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Napoli – Chi ha assistito al match Roma – Napoli ha pensato ad un film già visto: se non fosse stato per i diversi colori delle squadre in campo, confondersi con Juve  – Napoli era tutt’altro che improbabile.

Partita decisiva, la squadra partenopea gioca e crea occasioni, l’avversario di turno fa poco o nulla, limitandosi ad una difesa organizzata, ma a pochi minuti dalla fine segna e vince.

Allora fu Zaza, adesso Nainggolan , entrambi all’88, a rovinare la festa al Napoli, che ancora una volta non meritava di perdere ma che ancora una volta torna a casa a mani vuote.

Molti hanno parlato di “beffa”, i più affezionati di “sfortuna”. Ma è veramente così?

No, se si vuole il bene del Napoli.

Al di là dell’errore individuale, che anche ieri c’è stato sul gol giallorosso ma che può capitare a chiunque, è l’atteggiamento della squadra nella gestione dei minuti finali che non va.

Sia a Torino che all’Olimpico, un pareggio andava più che bene.

E allora perché non usare quel “mestiere”, quell’ “esperienza”, quella furbizia di tenere i pallone lontano dalla propria area di rigore, di lanciarlo “alla viva il parroco” nella metà campo avversaria, invece di cercare costantemente il fraseggio corto.

La partita l’ha persa il Napoli, la sfortuna c’entra poco; gli azzurri, ottima squadra, non hanno ancora “mestiere” ed esperienza da grande squadra.

Probabilmente non sarebbe comunque servito per lo scudetto, contro questa Juve fuori dal comune. Ma all’Olimpico si.

Il secondo posto è ancora azzurro e, calendario alla mano, dovrebbe essere in ghiaccio.

Il Napoli avrà al San Paolo una Atalanta decimata e, all’ultima giornata, un Frosinone probabilmente già retrocesso, inframmezzate dalla trasferta a Torino contro l’ex Ventura.

La Roma giocherà sul difficile terreno di “Marassi” contro il “gemellato” Genoa, in casa contro il Chievo e poi chiuderà a San Siro contro il Milan.

Il Napoli, con due punti in più, appare realisticamente favorito.

Dimentichiamo la Roma allora, ma teniamo bene a mente che  “mestiere” ed esperienza in Serie A servono.

E, se pure non si comprano al mercato, si comprano però calciatori che ce l’hanno.

di Mario Civitaquale

 

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