Home Food e Wine Affinare il vino in fondo al mare. A Porto Cesareo, parte il...

Affinare il vino in fondo al mare. A Porto Cesareo, parte il progetto “Cantine sommerse”

476

Sono sempre più numerose le ‘cantine sottomarine’, e il Salento conosciuto anche come le Maldive d’Italia, per via del suo mare spettacolare con le sue intense sfumature di blue, si appresta ad ospitare numerose casse di vino nei suoi fondali marini.

Nell’Area marina protetta di Porto Cesareo, sta per essere avviato il progetto “Cantine sommerse”, ideato dall’azienda vinicola Cantine PaoloLeo di San Donaci (Brindisi).

L’affinamento del vino in fondo al mare è una pratica già adottata in diverse regioni italiane (Emilia Romagna, Sardegna, Liguria, Toscana) e Paesi esteri (Grecia, Croazia, Grecia, Stati Uniti, Cile, Sud Africa); un’attività che coinvolge anche parchi marini e siti di interesse comunitario.

“Alle già note 31 cantine sottomarine presenti in tutto il mondo, si aggiunge la nostra – si legge in un post pubblicato sui social dall’azienda interessata – la prima in Puglia a diventare nuova perla enoica nel Mar Jonio“. 

Il Comune ha approvato il progetto che prevede l’immersione dei contenitori nello specchio d’acqua dell’Area marina protetta di Porto Cesareo, dove saranno depositate in via sperimentale due ceste con ingombro massimo di mt. 1,50×1,50×1,50 ognuna. I vini coinvolti saranno il “Verdeca” e “Maresco” di Cantine PaoloLeo, circa 1.500 bottiglie sistemate sul fondale all’interno di gabbie metalliche a 30 metri di profondità. L’immersione verrà svolta tra circa trenta giorni, e durerà per 12 mesi.

I vini sommersi stanno facendo innamorare numerosi enologi, sommelier e chef stellati che hanno acceso la fantasia per creare degustazioni e menù speciali da affiancare a queste bottiglie, speciali anch’esse perché tornano poi a galla incrostate di decori dovuti al processo di ‘fouling’, frutto del lavoro della moltitudine di organismi marini presente nei fondali e che sul vetro crea disegni e rilievi singolari pari ad un‘opera d’arte. 

Conservare le bottiglie sul fondo marino invece che in cantina – sostengono alcuni produttori vinicoli – offre condizioni migliori per invecchiare il vino e porta a dei risultati molto interessanti, mantenendo inalterate le caratteristiche organolettiche. Assenza di luce e temperatura costante sono i punti di forza di questa tecnica.

Affidarsi a serre e cantine sottomarine non è una moda o una furba operazione di marketing. In Italia cominciano ad essere parecchie le realtà all’avanguardia che utilizzano i fondali di mari e laghi come un frigorifero naturale e a costo zero. Dietro la coltivazione sottomarina, la maturazione e conservazione subacquea, c’è la possibilità di limitare i consumi energetici, abbattere le emissioni di Co2 e sviluppare soluzioni davvero ecosostenibili.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here