Napoli – Quattro partite ufficiali giocate, quattro vittorie per il Napoli di Sarri, con dieci gol fatti e soltanto due subiti.
Ottimo inizio per gli azzurri che in venti giorni sono riusciti ad approdare ai gironi di Champions League, strapazzando il Nizza con un doppio 2-0, e si ritrovano in testa al campionato di Serie A, avendo avuto la meglio su Verona e Atalanta.
Preventivabile un mese fa? Chissà.
Si perché, sebbene sulla carta gli avversari affrontati non erano certo irreprensibili, è però vero che il Napoli di un anno fa probabilmente non avrebbe raggiunto gli stessi esiti.
Emblematica è soprattutto la partita con gli orobici.
L’Atalanta è l’unica squadra di Serie A che riesce completamente ad annullare il gioco del Napoli. Il maestro Gasperini, con la tattica “uomo su uomo” e con le gabbie intorno al portatore di palla, l’anno scorso prese sei punti al Napoli.
E ci stava riuscendo anche quest’anno.
Al vantaggio del nerazzurri infatti, anche i napoletani più ottimisti non riuscivano a pensare ad una rimonta.
Napoli imbrigliato dall’Atalanta, scarico mentalmente e senza idee, forse inconsciamente appagato dall’approdo nell’Europa che conta, avvenuto solo quattro giorni prima.
Uno dei primi tempi più brutti di sempre degli azzurri di Sarri, mai pericolosi e imprecisi anche nei passaggi facili.
Ma Sarri questa volta l’ha vinta lui, “aiutato” ovviamente dai top player che vanno in campo.
Fuori Hamsik, poco lucido e lontano dalla miglior forma, e Jorginho, mai così in difficoltà. Dentro i muscolari ma allo stesso tempo calcisticamente educati Allan e Diawara. E poi a vantaggio acquisito Rog per Zielinski.
Tre centrocampisti per tre centrocampisti. E non è la prima volta quest’anno che Sarri cambia o due o addirittura tre uomini a centrocampo.
Il tecnico ha probabilmente capito che è lì che si domina e vince la partita. E’ lì che il suo Napoli deve stare sempre sul pezzo, laddove vi è il maggiore dispendio di energie per una squadra che corre a mille e deve ripiegare spesso repentinamente. E’ lì che la fantasia o la corsa, la tecnica o il fisico vanno adattati al centrocampo avversario.
Non a caso, su sei uomini di movimento da portare in panchina in Champions League, il mister toscano ha scelto, per entrambe le gare col Nizza, ben tre centrocampisti.
C’è chi parla di fortuna, di indovinare i cambi. D’accordo ma in una gara, Sarri lo ha fatto in quattro match su quattro.
Piace pensare che sia un processo di maturazione per un tecnico che aveva tra i suoi difetti i cambi tardivi e standardizzati.
E allora, in un Napoli non rinnovato nei nomi, una miglioria c’è comunque stata e forse è quella decisiva.
di Mario Civitaquale