Sergio Passariello, Presidente e CEO del Consorzio d’internazionalizzazione EUROMED INTERNATIONAL TRADE, con sede in Italia ed a Malta, intervistato dalla Redazione di Imprese del Sud, ci spiega le positività dell’accordo commerciale tra Europa e Canada e che sta spaccando il mondo politico ed
imprenditoriale italiano in questo momento.
“Negoziato per quasi cinque anni e quattro mesi, il CETA è l’accordo economico e commerciale globale concluso tra l’UE e il Canada. Oggi l’accordo è pronto per la ratifica finale del Parlamento italiano, dopo che la maggioranza dei Deputati Europei lo ha sostenuto e votato, l’accordo potrebbe già essere applicato provvisoriamente nel prossimo mese di Settembre.” Dichiara Passariello
“Va precisato che il CETA – continua Passariello – non riguarda solo ed esclusivamente il settore Agroalimentare ma bensì tantissimi altri settori della nostra economia. Eliminerà tutte le tariffe e dazi tra l’UE e il Canada, ad eccezione di quelle previste sui servizi pubblici, i servizi audiovisivi e di trasporto e alcuni prodotti agricoli. Esso porterà anche al riconoscimento reciproco delle certificazioni per una vasta gamma di prodotti, dai beni elettrici ai giocattoli.”
“Purtroppo – precisa Passariello – con rammarico devo confermare che il Canada, per le aziende meridionali non ha mai rappresentato un mercato di riferimento, per questo credo che le polemiche attuali, sollevate anche da autorevoli esponenti del mondo politico ed imprenditoriale siano stucchevoli. Ciò che conta, nell’affermazione di un prodotto è il posizionamento commerciale, il valore del brand, la conoscenza dello stesso
sul mercato e non basta avere un simbolo DOP o IG per rendere quel prodotto affermato.
“Senza CETA, il meridione continuerebbe a non aver accesso al mercato canadese – Conclude Passariello – considerando anche i dazi presenti, mentre con il trattato commerciale operativo, finalmente anche il tessuto imprenditoriale del SUD potrà guardare a questo mercato con serenità, programmare investimenti senza avere concorrenza sleale da parte di terzi
nell’uso di marchi, brevetti, simboli italiani e sfruttare al massimo
l’unico brand che oggi i canadesi conoscono bene, il “Made in Italy”.