Napoli Quello che inizierà fra poco meno di un mese potrebbe essere uno dei campionati più equilibrati degli ultimi dieci anni.
Ciò sta accadendo “ai piani alti”, dove il gap con la Juve di molti club va via via riducendosi grazie ai capitali stranieri (vedi il mercato di Milan, Roma e parzialmente Inter) o al perfezionarsi di meccanismi e strategie di gioco unitamente al puntellamento della rosa (il Napoli).
Ma è un campionato equilibrato anche per le qualificazioni europee, dove ad oggi Torino ed Atalanta non hanno molto in meno di Fiorentina e Lazio.
E’ però soprattutto verso il basso che la prossima Serie A appare “livellata”.
Sono salite in massima serie tre grandi piazze: Ferrara, con la Spal che sta allestendo una squadra per una non troppo affannosa salvezza, Verona, con la società che, per gli investimenti fatti, mostra di puntare a qualcosa in più della conferma in A, e Benevento.
Qui gli sforzi del presidente Vigorito, che sta allestendo una squadra di tutto rispetto per una tranquilla salvezza, stanno consentendo a mister Baroni di poter contare su un buon mix di esperienza, qualità e gioventù, unitamente ad una gran voglia di far bene.
Ebbene queste tre squadre posso dare filo da torcere a chi in Serie A ha già giocato.
Il Crotone, tutto voglia ed entusiasmo, non appare molto più forte dell’anno scorso. Anzi le partenze di Falcinelli e Crisetig non passano in secondo piano.
Ci sono poi squadre che nella scorsa stagione hanno beneficiato del troppo dislivello con le retrocesse e che, ad oggi, non appaiono rafforzate.
Il Bologna, autore di una stagione non ai livelli della sua fama, e il Chievo, che ancora non mira al ringiovanimento della rosa.
Ci sono poi numerose squadre che hanno perso prezzi pregiati, calciatori che l’anno scorso hanno fatto la differenza.
La Sampdoria, con Schick, Muriel e Skriniar; il Genoa, che rispetto all’anno scorso già parte senza Rincon, Ocampos e Pavoletti, artefici del prezioso girone di andata; l’Udinese, priva di Felipe, Heurtaux e Zapata; il Sassuolo, che ha perso Pellegrini e Defrel e soprattutto Di Francesco; il Cagliari infine senza gli esperti Isla e Bruno Alves.
C’è la sensazione che il gap tra il Benevento e queste squadre sia nell’esperienza della massima serie, dove ogni partita è una battaglia e dove ogni errore si paga caro.
Ma rispetto a piazze dove non si vive di calcio o dove si vive di contestazioni continue, il Benevento ha forse un’arma un più rispetto alle rivali: il calore, il colore e il fascino della bolgia giallorossa del “Ciro Vigorito”.
di Mario Civitaquale