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APERTURA STRAORDINARIA DELLA CHIESA, DEL MUSEO E DELL’IPOGEO E DEGUSTAZIONE DELLA PASTIERA DELLA TRADIZIONE NAPOLETANA

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Napoli – “la Pasqua rosata” . Nel giorno della ricorrenza liturgica della Pentecoste, che  quest’anno cade il 4 giugno, il Complesso museale  di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco proporrà ai visitatori un percorso ancor più ricco durante il quale verranno  approfondite le origine delle tradizioni, cultuali e gastronomiche, legate  a questa ricorrenza, e potranno essere ammirati gli splendidi paramenti rossi simbolo dell’amore dello Spirito Santo,  utilizzati durante la celebrazione religiosa. Al termine della visita sarà possibile degustare la deliziosa pastiera della tradizione napoletana, preparata per l’ultima volta prima della stagione estiva  nelle case dei napoletani.

La ricorrenza della Pentecoste, la festa dello Spirito Santo che oggi celebriamo, affonda le sue radici in una festa ebraica, la Shavuot, festa delle settimane, e conclude le festività del Tempo pasquale. É una festa mobile che viene celebrata 50 giorni dopo il sabato di Pasqua e festeggiata in modo diverso in vari luoghi del nostro Paese e di alcuni Paesi europei.

In particolare, nel  Medioevo, la Pentecoste era una festa gioiosa ancora legata alle feste pagane della Primavera, ricca di antichi significati mitici del “culto degli alberi” e delle “feste del maggio”;  è probabile che da questo legame con il risveglio della natura discendesse l’usanza che, ancora nel XIX secolo,  in Italia si facessero  piovere dall’alto sui fedeli, durante la messa di Pentecoste, dei petali di rose rosse, per evocare proprio la discesa dello Spirito Santo. Da questa usanza la festività prese anche il nome di “Pasqua rosata”, che conserva tuttora in alcune zone del centro e del sud dell’Italia, proprio perché anticamente la Pentecoste era l’ultima Pasqua, la terza, dopo la Pasqua dell’Epifania e la Pasqua di Gloria o Resurrezione.  Era, per altro, l’ultimo giorno in cui si consumava la pastiera, tipico dolce della tradizione napoletana, perché il caldo, quando non c’erano i frigoriferi, non avrebbe permesso di conservarla a lungo.

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