Home Cronaca Dedicata alle persone con disabilità la liturgia in Coena Domini.

Dedicata alle persone con disabilità la liturgia in Coena Domini.

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Napoli – Al Duomo l’Arcivescovo Sepe ha lavato i piedi a un folto gruppo di disabili.

Con il Giovedì Santo e la messa vespertina “in Coena Domini” si è conclusa il periodo della Quaresima iniziato con il Mercoledì delle Ceneri dopo il Carnevale, per dare inizio ai giorni del Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemora la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù. Tra le tradizioni più suggestive della fede cristiana “la lavanda dei piedi” simbolo di ospitalità e di totale generosità nel donarsi al prossimo. Il gesto riassume tutta la vita di Gesù, il quale “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la Propria vita in riscatto per molti” (Mc10,45). Non è da intendersi come un rituale di purificazione sullo stile di quelli giudaici, ma viene visto come il simbolo della purificazione a memoria dell’amore che Gesù ha avuto per i suoi discepoli. La Chiesa cattolica rivive il gesto della lavanda dei piedi durante la liturgia del Giovedì santo, nella Messa in Cena Domini chiamata anche Mandatum. Nell’anno speciale della Misericordia a Napoli il vicesindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice, i sindaci dei vari Comuni partenopei , consiglieri regionali e comunali appartenenti ai territori dell’Arcidiocesi hanno celebrato con un momento di riflessione nella chiesa di San Carlo Borromeo, una processione che li ha portati al Binario della Solidarietà, dove hanno attraversato la Porta Santa della Carità vivendo un momento di preghiera con l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe. Il rito quest’anno è stato dedicato alle persone con disabilità. Il Cardinale, infatti, durante la cerimonia ha lavato i piedi a un folto gruppo di disabili accorsi da ogni parte dei borghi napoletani. La cerimonia della “lavanda dei piedi” si ripete, ormai, da oltre duemila anni; in ogni epoca sempre attuale e al passo con i tempi perché, come spiega il Cardinale Crescenzio Sepe, «quello che ha fatto Cristo e ha detto di fare anche a noi praticamente è una realtà che costatiamo oggi. Direi che più passa il tempo e più sentiamo l’esigenza di inginocchiarci di fronte a queste situazioni delicate ma che richiedono una nostra partecipazione appunto per rassomigliare a Cristo e continuare quello che Lui ha fatto”. Il pastore dell’arcidiocesi, rifacendosi al Vangelo, ha parlato della missione dell’Amministratore pubblico: “Si è persa questa dimensione esistenziale del proprio essere politico, che viene eletto per essere al servizio degli altri, per fare il bene degli altri, del popolo che lo sostiene. Si è perso il contatto col popolo e si è creata quella rottura con la gente”. 

di Giuseppe Musto

 

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