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Totò: mai volgare

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Napoli – Faccio lo psicoterapeuta ormai da molti anni e ho così potuto comprendere come mai mio nonno amasse tanto Totò. Io amavo Totò perché il nonno lo amava. Mio nonno era un alto funzionario dello stato, un tipo serio, formale e forse anche un po’ spocchioso.  Come mai amava Totò? Evidentemente Totò evocava in lui una sorta di spirito scugnizzo, una libertà d’espressione che mio nonno non poteva concedersi.

Quando Totò morì per me fu come se fosse morto mio nonno. Ma solo col tempo, crescendo, ho potuto apprezzare la carica espressiva di Totò: incredibile, straordinaria, unica. Crescendo ho potuto stupirmi per la sua capacità di farti ridere per la stessa scena già vista mille volte. Ho potuto valutare a pieno l’eleganza della misura, il garbo nel riferirsi agli argomenti più “delicati”.

Mai nessuna volgarità. Mai.

La sua nobiltà di nascita è stata vista con sufficienza negli ambienti aristocratici. Ma che cos’è la nobiltà di nascita senza l’eleganza nei comportamenti privati e pubblici? Quante persone dai cognomi prestigiosi possono dire di aver avuto, nei comportamenti pubblici e privati, la stessa eleganza di Antonio de Curtis?

Come spesso accade ai grandi, i maggiori riconoscimenti gli sono venuti tardi, quando lui non c’era più.

A volte i patrimoni ereditati vengono amministrati male. A volte i prìncipi di nascita si comportano come dei carrettieri. Altre persone riescono a fare della propria vita dei veri monumenti all’eleganza. Si comportano da prìncipi e per questo sono prìncipi. Sono principi del bello. Perché la bellezza è ciò che attrae tutti gli esseri viventi, ciò che ci conquista, che dà senso alla nostra vita.

Non so quale ruolo la Massoneria abbia giocato nella formazione di Totò. Ma so che il fatto che egli fosse massone è un bel fiore all’occhiello per la Massoneria del XX secolo.

di Alberto Martone

 

 

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