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CAPITANO, MIO CAPITANO!

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Napoli Chi non conosce il finale di “L’attimo fuggente”, straordinario film dell’indimenticabile Robin Williams.

Il professor John Keating, Robin Williams appunto, cacciato dalla scuola, lascia l’aula per l’ultima volta. I suoi ragazzi non ci stanno e gli rendono omaggio. Uno dopo l’altro, salgono in piedi sul banco ed esclamano: «Capitano, mio capitano!».

Sabato sera al terzo gol di Marek Hamsik, capitano azzurro, da parte dei tifosi azzurri, a casa o allo stadio, ci stava la stessa reazione: alzarsi in piedi e esclamare «Capitano, mio capitano!».

Si perchè il 7-1 del Napoli sul Bologna al Dall’Ara è anche il suggello di una stagione sin qui incredibile dello slovacco.

Hamsik ha già totalizzato ben 11 gol stagionali, di cui 9 in campionato e 2 in Champions League. Ha fornito 8 assist, 7 in Serie A e 1 in Coppa Italia.

Queste sono le statistiche, che tuttavia non registrano le giocate decisive e i movimenti senza palla per mandare in gol i compagni, o le cavalcata coast to coast. Ma siamo su valori intorno alle 50-60 sin qui.

Quello che stupisce è però l’ormai avvenuta maturazione del capitano partenopeo.

I gol, bene o male, li ha sempre fatti, e lo stesso dicasi per gli assist. Ciò che quest’anno lo caratterizza è però l’essere decisivo. Con lui in campo il Napoli ha sempre una soluzione ed una giocata in più.

E’l’uomo più decisivo affinchè il Napoli “giri”. E lo sa anche Sarri che difficilmente vi rinuncia.

Hamsik inoltre, forse per il primo anno da quando è in azzurro, mostra una continuità impressionante. Finora non ha sbagliato una partita ed anche quando il Napoli ha deluso, lui ha salvato la faccia.

In più ha superato anche l’incubo dei big match fuori casa.

Spesso capitava che lontano dal San Paolo, Marek, a detta di molti, “le partite importanti se le guardava”. Ed effettivamente in queste gare peccava di carisma e personalità, essendo spesso fuori dalla manovra.

Quest’anno no. E’stato uno dei migliori sia allo Stadium che a San Siro, nonchè sull’ostico campo del Benfica.

Infine, è lui che sprona i compagni, li applaude, che arringa i tifosi e che parla con l’arbitro. E’ lui che reagisce con veemenza ai brutti falli, denotando grinta e determinazione. E’lui, quest’anno come mai, l’uomo più adatto a portare quella fascia intorno al braccio.

«Capitano, mio capitano!».

di Mario Civitaquale

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