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Omicidio Izzi a Miano, arrestati in 4 del clan Lo Russo

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Napoli – Arresti 4 persone per l’omicidio di Pasquale Izzi, il 54enne ucciso il 29 marzo in via traversa Janfolla a Miano. Uno dei quattro arrestati era sottoposto agli arresti domiciliari, in quanto arrestato dalla Polizia 10 giorni fa. Si tratta del boss dei Capitoni, Carlo Lo Russo.(Foto: Agenzia Flash-Press)
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L’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile di Napoli. Tra gli arrestati figura anche la moglie di Lo Russo. Izzi era detenuto nel carcere avellinese di Bellizzi ed era tornato a casa grazie a un permesso per le vacanze di Pasqua; fu freddato mentre sistemava i bagagli nell’auto per fare ritorno in carcere. I quattro sono ritenuti responsabili dei reati di omicidio premeditato, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, reati aggravati dall’art. 7 legge 203/91 perché commessi per agevolare la predetta compagine camorristica.
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Nell’occasione i destinatari dei provvedimenti restrittivi, come ricostruito dal GIP, consapevoli che Pasquale Izzi, all’esito di un permesso premio fruito presso la propria residenza, era intento a rientrare presso la Casa Circondariale di Avellino, hanno atteso, verso le 9 circa del 29 marzo scorso, la vittima   nei pressi dell’autovettura Fiat Punto, in uso al cognato, attingendolo al volto con numerosi colpi d’arma da fuoco.

Destinatari del provvedimento cautelare sono Carlo Lo Russo (49 anni), attuale reggente del clan, ritenuto il mandante dell’omicidio ed attivo pure nella fase esecutiva del delitto: egli ha infatti ideato e pianificato il delitto stesso fornendo agli esecutori materiali i necessari mezzi per la concreta esecuzione del fatto delittuoso. Sua moglie Anna Serino (46 anni), per aver offerto attività di supporto agli esecutori materiali incitandoli all’azioneomicidio miano 1 Luigi Cutarelli (21 anni), quale esecutore materiale del delitto per aver esploso nei confronti della vittima numerosi colpi d’arma da fuoco che ne cagionavano la morte e Torre Mariano (28 anni), per aver affiancato alla localizzazione della vittima ed offrendo appoggio e copertura. Secondo le prime acquisizioni investigative, il movente del delitto sarebbe da ricercare in vecchi rancori che Carlo Lo Russo nutriva nei confronti della vittima.

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