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La colonna infame

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Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica “𝑵𝒂𝒑𝒐𝒍𝒊: 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂, 𝒂𝒏𝒆𝒅𝒅𝒐𝒕𝒊 𝒆 𝒄𝒖𝒓𝒊𝒐𝒔𝒊𝒕𝒂à”.

Castel Capuano è il castello più antico di Napoli dopo Castel dell’Ovo, costruito da Guglielmo I detto Il Malo, figlio di Ruggiero il Normanno intorno al 1150.

Nel 1540 Pedro de Toledo vi trasferì tutte le corti di Giustizia, civili e criminali della città, ribattezzando il castello con il nome di Tribunale della Vicaria, nei cui sotterranei furono fatte costruire prigioni dotate di relative camere di tortura.

Nello spazio davanti alla porta d’entrata del castello, sopra una base di pietra bianca, esisteva un’antica colonna di marmo che era chiamata: “La colonna infame della Vicaria”, su cui erano costretti a salire i condannati per debiti insolventi.

Quando le persone non potevano pagare i loro debiti, prima di eessere legate alla colonna, venivano immerse le parti inferiori del loro corpo nell’acqua. I deretani bagnati, mostrati alla gente, diedero origine al detto napoletano: “Stann’ cu ‘e pacche dinto ‘a ll’acqua”. Con i pantaloni abbassati, i creditori, nella pubblica piazza, dovevano pronunciare: «cedo bonis», cioè: “cedo tutti i miei beni”. Dopo le susseguenti imprecazioni dei condannati, nacque l’adagio riferito ad un episodio avverso: “Mannaggia ‘a culonna ‘nfame”.

Nel 1546 Don Pedro de Toledo, viceré di Napoli, abolì l’umiliante condanna, sostituendola con un’altra meno mortificante che non prevedeva più l’esposizione delle parti intime. Solo nel 1856 la pena fu definitivamente rimossa da Carlo III di Borbone. Oggi la colonna è conservata nell’androne delle carrozze nel Museo della Certosa di San Martino.

Saluti cordiali,

Pino Spera

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