Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
Via Tribunali – cosΓ¬ chiamata perchΓ© si conclude di fronte a Castel Capuano, ex Palazzo di Giustizia, al numero 39 – ospita la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, uno dei principali monumenti barocchi di Napoli.
La chiesa fu eretta nel 1616 da Cola Di Franco e Di Conforto,Β due architetti napoletani, su commissione di varie famiglie nobili napoletane con lo scopo di dare una degna sepoltura alle persone povere della cittΓ , le cosiddette anime “pezzentelle”, cioΓ¨ anime povere [dal latino ‘petere’ chiedere per ottenere].Β
Come non ricordare in questo caso Antonio De Curtis: “a morte ‘o ssaje ched’Γ¨, Γ¨ una livella”. CosΓ¬ TotΓ² si servΓ¬ della ricorrenza del 2 novembre per affrontare umoristicamente il tema dei morti, ricchi o poveri che fossero.
Una parte integrante del progetto originale Γ¨ l’Ipogeo da cui ancora oggi si accede attraverso una botola nel pavimento della chiesa, dove sotto si trova una chiesa inferiore.Β Il “reggiolaro” Giuseppe Barberio fu colui che rivestΓ¬ l’Ipogeo con maioliche, raffiguranti teschi e ossa.
Le anime del Purgatorio erano le anime di quanti erano costretti a transitare in questo luogo per espiare i propri peccati e che, quindi, non erano ancora ammesse in Paradiso. Per aiutare queste anime a godere della presenza di Dio, molti napoletani adottarono dei teschi, ricevendo in cambio grazie e benevolenza.
“Frisc’ all’anema d’o’ Priatorio!” ( letteralmente: Fresco alle anime del Purgatorio!) Γ¨ un’esclamazione napoletana che esprime gioia di fronte all’avverarsi di una grazia, sicchΓ©, per ringraziare un’anima del Purgatorio, viene augurato refrigerio dalle fiamme del luogo per aver intercesso all’esaudimento del desiderio richiesto.
Saluti cordiali,
Pino Spera