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Gabriele D’Annunzio e Napoli: Tra Odi, Passioni e la Creazione di ‘A Vucchella’

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Gabriele D’Annunzio, conosciuto come “il Vate”, visse a Napoli per circa due anni, dal 1891 al 1893. Il suo soggiorno partenopeo fu tutt’altro che sereno, riflettendo lo stile di vita turbolento che caratterizzò l’intera esistenza del poeta. In un’epoca moderna, D’Annunzio sarebbe stato una figura costante nei talk show, grazie alla sua capacità di creare scandalo e fascino attorno a sé.

Il motivo principale del suo arrivo a Napoli fu la necessità di sfuggire ai creditori, che lo perseguitavano senza tregua. Tuttavia, la città gli offrì molto di più di un semplice rifugio: fu qui che D’Annunzio compose alcune delle sue opere più significative, tra romanzi, poesie e articoli, trovando anche ispirazione per le sue relazioni amorose e coinvolgimenti giudiziari. Infatti, oltre alla carriera letteraria, la sua vita personale fu altrettanto movimentata, costellata di amori, processi e scandali.

Le residenze napoletane del poeta

D’Annunzio inizialmente soggiornò al lussuoso Grand Hôtel du Vesuve, affascinato dalla vista mozzafiato del mare, come lui stesso descrisse in una lettera alla sua amante romana, Barbara Leoni. Successivamente si trasferì in un appartamento su viale Elena, oggi conosciuto come via Antonio Gramsci, un luogo frequentato dall’élite artistica e intellettuale dell’epoca. La dimora di D’Annunzio al civico 9 divenne, secondo alcune testimonianze, una sorta di “serra fiorita” ricca di piante e fiori, uno spazio che rifletteva il suo gusto estetico e il suo amore per la bellezza.

Non fu però la sola dimora significativa nella sua esperienza napoletana. Visse per un periodo anche nel prestigioso Palazzo Miranda, in via Chiaia, ospite della nobile famiglia Medici di Ottaviano. Questo edificio, carico di storia, lo accolse insieme alla sua amante Maria Gravina Cruyllas, moglie del conte di Anguissola di San Damiano. Il tradimento fu scoperto dal marito della donna, che denunciò entrambi per adulterio, un episodio che costò a D’Annunzio una condanna a cinque mesi di reclusione, mai scontati grazie a un indulto. Da questa relazione nacquero due figli: Renata, prediletta dal poeta, e Gabriellino, che D’Annunzio non riconobbe mai ufficialmente.

Tra amori e musica: la nascita di ‘A Vucchella’

Un evento legato alla permanenza di D’Annunzio a Napoli fu la scommessa che, secondo una leggenda, il poeta fece con l’amico Ferdinando Russo presso il celebre Caffè Gambrinus. Da quella sfida nacque il testo di una delle più celebri canzoni napoletane, ’A vucchella, musicata da Francesco Paolo Tosti e resa famosa dalle interpretazioni di Enrico Caruso, Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli. Alcuni sostengono che la poesia fosse dedicata alla figlia Renata, mentre altri ritengono che fosse un omaggio alla sua amante Maria Gravina.

Questa canzone, un vero capolavoro del repertorio napoletano, mostra la padronanza del dialetto da parte di D’Annunzio e la sua capacità di cogliere le sfumature della lingua partenopea. È stato proprio lui, secondo alcuni esperti, a inventare il termine “appassiulatella”, che descrive poeticamente una bocca leggermente appassita, come un fiore appena sfiorito.

I nemici e le difficoltà economiche

Nonostante il suo talento indiscutibile, la permanenza di D’Annunzio a Napoli non fu priva di nemici. Benedetto Croce, uno dei più illustri intellettuali dell’epoca, lo definì sprezzantemente un “dilettante di sensazioni”. D’Annunzio si ritrovò anche al centro di un processo per aver accusato il commediografo Eduardo Scarpetta di aver parodiato la sua opera La figlia di Iorio nella commedia Il figlio di Iorio. Questo episodio, insieme a una gestione finanziaria disastrosa, lo portò a una situazione economica critica, costringendolo a chiedere prestiti ovunque. Celebre è la vicenda del marchese Franz Lecaldano, che si vide costretto a vendere la pelliccia che D’Annunzio gli aveva lasciato in pegno.

Le vicende di D’Annunzio, piene di vizi e sregolatezze, sembra abbiano ispirato il detto napoletano “quello di oggi non conta domani”, un detto epicureo che in sostanza invogliava a vivere il presente senza pensare al futuro, spendendo danaro, soldi ed energie per godere l’immediato e lasciar perdere il domani.

Fonte: Daniele, Emilio. Guida curiosa ai luoghi insoliti di Napoli (pp.151-154). Newton Compton editori. Edizione del Kindle. 

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