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“It ends with us. Siamo noi a dire basta”: il romance, senza eccessive pretese, che denuncia la violenza domestica

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RECENSIONE — Preceduto da una valanga di polemiche circa le strategie di promozione e l’eccessiva spensieratezza di Blake Lively, “It ends with us. Siamo noi a dire basta” è arrivato nelle sale italiane lo scorso 21 agosto. Il film, diretto dalla regia di Justin Baldoni, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Colleen Hoover che, dal 2016 ad oggi, ha venduto oltre un milione di copie in tutto il mondo. Un best-seller tradotto in più di venti lingue. Prevedibile che anche il film riscuotesse un suo discreto successo.

“It ends with us. Siamo noi a dire basta” ha una fotografia molto attraente. Ambientazioni, colori e inquadrature regalano un’estetica gradevole. Blake Lively, con gli estrosi outfit da Lily Bloom, appare sullo schermo splendida come sempre. La sua interpretazione è sufficientemente buona da permettere al pubblico di empatizzare con la protagonista. Tuttavia non si è cimentata in un ruolo del tutto dissimile da quelli interpretati in altre circostanze. Per inciso: Blake Lively è un’ottima attrice e sui red carpet un’autentica diva. Eppure — quanto ad atteggiamenti, mimica e movenze — sembra spesso di contemplare una rievocazione di Serena van der Woodsen di “Gossip Girl”.

Il resto del cast regala performance all’altezza della drammaticità della pellicola: Justin Baldoni (Ryle), Jenny Slate (Allysa), Brandon Sklenar (Atlas), Isabella Ferrer (Lily Bloom adolescente) e Alex Neustaedter (Atlas adolescente). La trama è quella del romanzo, tagliata e cucita su misura per rientrare in un minutaggio adeguato. Il montaggio è costruito in maniera efficace per conservare l’ambiguità della narrazione e offrire un finale ad effetto. Peccato per alcune scene scritte con uno stile piuttosto grossolano. Anche diversi dialoghi risuonano forzati, finti e poco credibili.

A grandi linee “It ends with us. Siamo noi a dire basta” è un film consigliabile. Molto carino e a tratti commovente quanto basta. Propone naturalmente un tema delicatissimo come quello della violenza domestica e degli abusi di genere. Tuttavia resta un prodotto, di fatto, qualitativamente commerciale. Affronta un argomento spinoso, lanciando un messaggio innegabilmente prezioso, ma senza una profondità tangibile. È sprovvisto di scene di spessore e forte impatto. Non si discosta troppo dalla sua originaria natura di romance. Ne apprezziamo però almeno le intenzioni.

Nelle ultime settimane Blake Lively è stata a lungo criticata per la superficialità con cui ha promosso la sua linea di prodotti per capelli, cavalcando l’onda mediatica delle première per il film. Baldoni ne ha preso le distanze, sottolineando lo scopo di sensibilizzazione del lungometraggio. Probabilmente l’attrice non desiderava peccare di indifferenza. Con il piglio ingenuo che la contraddistingue, non ha previsto le polemiche. Assecondando la propria indole fedele al buonumore, Lively sarà stata in parte consapevole di non aver preso parte a chissà quale manifesto femminista.

Lo dimostra il fatto che molte giovani spettatrici, principali destinatarie del pregevole messaggio del film, si siano soffermate maggiormente sul casting degli attori (basta fare un giro sul web per scoprirne il malcontento) e sulla storia d’amore tra Lily e Atlas piuttosto che sull’emancipazione della protagonista. Per questo “It ends with us. Siamo noi a dire basta” si rivela uno young adult che si sopravvaluta. Un prodotto sicuramente da guardare, ma sprovvisti di particolari pretese e aspettative. Perfetto per chi desidera intrattenersi e riflettere senza troppi macigni.

Di Valentina Mazzella

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