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Teatro Mercadante, “L’albergo dei poveri”: Massimo Popolizio racconta i miserabili di Maksim Gor’kij

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RECENSIONE — Chi controlla “il libro dei conti” nel mondo? Perché in questa vita c’è spesso chi paga di più e chi, invece, meno di quanto dovrebbe? Sono le riflessione su cui è imperniato “L’albergo dei poveri”, lo spettacolo in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 3 al prossimo 14 aprile. Massimo Popolizio ne dirige la regia. La produzione è curata dal Teatro di Roma, dal Teatro Nazionale, dal Piccolo Teatro di Milano e dal Teatro d’Europa.

Sul palco si esibisce lo stesso Popolizio nei panni di un pellegrino paterno, spirituale, onesto. Il cast offre una performance efficace. Annovera: Giovanni Battaglia, Gabriele Brunelli, Luca Carbone, Martin Chishimba, Giampiero Cicciò, Carolina Ellero, Raffaele Esposito, Diamara Ferrero, Francesco Giordano, Marco Mavaracchio, Michele Nani, Aldo Ottobrino, Silvia Pietta, Sandra Toffolatti e Zoe Zolferino.

La drammaturgia di Emanuele Trevi riprende l’opera russa “I bassifondi” di Maksim Gor’kij. Composta tra il 1901 e il 1902, la commedia originale fu rappresentata la prima volta al Teatro d’arte di Mosca con la regia di Stanislavskij. Era il 1902. Negli anni a seguire, per le successive messe in scena, l’opera subì i tagli della censura. Fu tuttavia allestita in molte città dell’Impero Russo, inclusa San Pietroburgo. Nel 1947, infine, anche Strehler ne realizzò uno spettacolo.

La trama è drammatica, delicata. Tocca le corde del dolore senza rinunciare a parentesi di risa. Risa spesso amare. “L’albergo dei poveri” racconta di un gruppo di miserabili che alloggiano negli spazi di un dormitorio per chi non ha risorse economiche. Vi dormono dunque ladri, mendicanti, ubriaconi, prostitute, un nobile decaduto, straccioni, bari, ex-detenuti, moribondi, truffatori, assassini, lavoratori umili. Tutti personaggi con una storia tragica da raccontare. Un vissuto di cadute e sventure alle spalle che spesso accecano i cuori e il senso di giustizia.

Del resto: “La coscienza e la dignità puoi indossarle come scarpe?”. No. Allora certi valori vengono percepiti dai poveri come un lusso per ricchi, per coloro che vivono nel benessere. I protagonisti vivono tutti in un unico stanzone buio, in un ambiente oscuro come ormai oscure sono le loro anime. Pagano pochi denari per un letto, subendo le angherie di padroni avidi. Trascorrono le giornate bevendo, rubando, spesso discutendo e litigando tra loro. Qualcosa cambia quando arriva nel dormitorio un pellegrino (Popolizio) con la Bibbia in tasca e una radio in mano. Predica l’onestà, la lealtà, la carità e la verità. Con lui si apre una finestra su una molteplicità di interrogativi su Dio, ma non solo. Anche una porta per iniziare a contemplare la possibilità di redimersi, di cambiare vita e sperare magari per un domani diverso. È possibile crederci?

Di Valentina Mazzella

 

 

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