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Matteo Paolillo, l’addio a “Mare Fuori” e a Edoardo Conte: il personaggio più bistrattato dagli autori

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Il seguente articolo contiene anticipazioni. 

SERIE-TV — A quanto pare è definitivo l’addio di Matteo Paolillo alla serie-TV “Mare Fuori” che lo ha reso famoso negli ultimi anni. L’attore non sarà nel cast della quinta stagione. Paolillo, ricordiamo, è anche cantante. Noto negli ambienti musicali con il nome d’arte Icaro, ha firmato la sigla e diverse colonne sonore delle prime quattro stagioni della fiction napoletana. Così, il 5 aprile, ha salutato il suo Edoardo lanciando un nuovo album composto da sette tracce. Nel realizzarlo, Paolillo ha collaborato con Guè, LDA e Raiz. Il titolo dell’album non lascia dubbi: “Edo – Ultimo atto”.

Nonostante il finale dell’ultima stagione fosse abbastanza chiaro, la speranza era dura a morire. Il pubblico si riservava ancora un margine di aspettativa nel credere possibile vedere Edoardo ancora presente negli episodi futuri. Da qualche giorno, invece, la delusione è certa. Ciò che lascia l’amaro in bocca al pubblico non è semplicemente l’uscita di scena di uno dei personaggi più amati di “Mare Fuori”, quanto invece la consapevolezza circa il modo in cui tutto il potenziale del medesimo personaggio è stato sprecato. Senza una reale ragione, Edoardo Conte è stato, infatti, tra i protagonisti quello più bistrattato dagli autori nella stesura delle ultime due stagioni.

All’inizio era stato presentato come uno dei tirapiedi della cerchia di Ciro Ricci (Giacomo Giorgo). Ergo era stato annoverato tra i detenuti cattivi dell’IPM. Eppure di lui erano stati mostrati altri aspetti agli spettatori, sfaccettature che denotavano un personaggio più complesso. Edoardo scriveva poesie. Edoardo partecipava ai concorsi letterari. Aveva una vena artistica. Nella prima serie, confessa a Teresa (Ludovica Cascione) di essere un poeta e di desiderare di essere libero. Insomma, rispetto agli altri scagnozzi di Ciro Ricci, sicuramente Edoardo aveva una sensibilità particolare. Caratteristica non da poco che permetteva di sperare in un riscatto dalla criminalità. 

Tra la prima e la seconda stagione si ha l’impressione che, se fosse nato in un altro contesto sociale, forse Edoardo sarebbe stato una persona migliore. È il primo personaggio di cui ci vengono mostrati dei flashback sull’infanzia. Ricordi da cui si evince che la madre non voleva che il figlio diventasse un delinquente. E poi? Cosa è successo? Non si è più capito. Nella terza e quarta stagione, la madre sembra sostenere la carriera da camorrista di Edoardo. Del resto non è mai stato propriamente raccontato il modo in cui Edoardo è diventato amico di Ciro, come sia diventato quasi un figlio per Don Salvatore (Raiz) e i veri motivi (se non per spaccio) per cui è finito all’IPM. Sono davvero tanti i punti in sospeso nella narrazione di questo personaggio, tra l’altro uno dei più celebri della serie.

Edoardo Conte è stato soprattutto al centro della coppia romantica con Teresa: una fiaba moderna che raccontava l’amore tra un giovane detenuto di Nisida e la ragazza perbene di Posillipo. Al pubblico questa storia piaceva perché tutti pensavano che Teresa avrebbe rappresentato il vero “Mare Fuori” per lui. La relazione, nonostante le ombre, faceva fantasticare perché si sperava costituisse un nuovo punto di partenza per la redenzione. Nonostante Edoardo non sia mai stato uno stinco di santo e tradisse Carmela (Giovanna Sannino), si cercava di comprendere — e in parte giustificare — il personaggio credendo che potesse cambiare e riscoprire il senso della legalità.

Del resto anche gli amici gli avevano spesso detto che aveva sempre la testa più rapita dalle donne che dalle dinamiche di potere del sistema. Ricordiamo che fu proprio Edoardo, nella prima stagione, a scendere a patti con il Comandante e la Direttrice per placare la rivolta del carcere. E alla luce di questi episodi, gli eventi gravi della terza stagione potevano costituire il vero punto di svolta per il personaggio. L’amore materno di Liz e il sacrificio del Comandante dovevano necessariamente aver smosso qualcosa nel cuore di quel ragazzo di cui gli autori aveva mostrato una certa emotività.

Poi cosa è successo? Nel corso della quarta stagione le storylines hanno perso del tutto la bussola. La scrittura del personaggio è cambiata radicalmente. Edoardo Conte ha smesso di essere se stesso. O almeno è diventato il peggio del peggio che potesse diventare. Gli sceneggiatori hanno iniziato a presentarlo banalmente come uno assetato di potere, denaro, donne e sesso. Un criminale senza scrupoli. Un “malessere”. Anche Teresa per lui ha smesso veramente di essere la sua musa. Dalla morte scampata per miracolo, Edoardo non ha imparato assolutamente nulla. Il suo personaggio è addirittura regredito. Attraverso i dialoghi, in diverse scene, Edoardo appare più rozzo, più ignorante, più grezzo di quanto non sia mai apparso nelle precedenti stagioni.

Esaustiva la scena in cui critica con modi grossolani e atteggiamenti volgari un’opera d’arte acquistata dal padre di Teresa. Edoardo è sempre stato così o soltanto adesso il pubblico inizia a vederlo per la prima volta senza filtri? Per inciso: Edoardo non è mai stato un maestro di eleganza e bon-ton, fosse anche solo per le sue camicie eccentriche sbottonate. Eppure ci si chiede dove sia finito il giovane detenuto che almeno provava a emanciparsi. Quel detenuto che, in fondo, era anche soltanto un adolescente cresciuto nel contesto sbagliato, ancora capace di sognare e innamorarsi.

Alla fine Edoardo ha scelto il male. Per l’ennesima volta “non c’è stato il mare fuori” e ai fan piange il cuore al pensiero di tutto il potenziale non sfruttato. Edoardo Conte poteva regalare ancora tanto al pubblico e, per la rilevanza che aveva avuto nel corso delle stagioni, meritava senz’altro una fine migliore. Una conclusione più degna. È stato, invece, indubbiamente il personaggio più massacrato della serie. Ed è morto così: assetato di potere e denaro, nella tomba dei Ricci. Lui che era sempre vissuto un po’ nell’ombra di Ciro. Senza imparare nulla dalla vita e dall’amore.

Di Valentina Mazzella 

 

 

 

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