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Le ciociole

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Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “๐‘ต๐’‚๐’‘๐’๐’๐’Š ๐’‚๐’๐’•๐’Š๐’„๐’‚: ๐’”๐’•๐’๐’“๐’Š๐’‚, ๐’‚๐’๐’†๐’…๐’…๐’๐’•๐’Š ๐’† ๐’„๐’–๐’“๐’Š๐’๐’”๐’Š๐’•๐’‚'”.

“Ha anche qualche altra golositร  il popolo napoletano: lo spassatiempo, vale a dire i semi di melone, le fave e i ceci cotti al forno; con un soldo si rosicchia mezza giornata, lo stomaco si gonfia, come se avesse mangiato”: cosรฌ scriveva, nel 1884, la scrittrice Matilde Serao nel suo libro “Il ventre di Napoli”.

Le ciociole, meglio conosciute come ‘o spasso, sono la frutta secca: noci, castagne e noccioline, mandorle, fichi secchi e pistacchi. Il loro consumo aumenta sensibilmente nelle festivitร  natalizie, anche se vengono consumate tutto l’anno poichรฉ con esse si fa il pieno di antiossidanti e altre sostanze salutari.

L’origine del termine “ciociole” ha diversi significati. Il piรน accreditato รจ identificato come un’onomatopea del rumore, tipo “ciรฒ ciรฒ”.

In effetti, nell’antichitร , le “ciociole” venivano servite solo tostate e calde al momento e quando esse venivano agitate tra le mani, per essere raffreddate, si udiva il caratteristico rumore.

Un’antica leggenda narra che un prete irpino trasportava un’enorme quantitร  di castagne caricate su di un mulo. L’animale camminava a malapena per l’eccessivo carico. Attraversando un piccolo fiume, tutte le castagne caddero nell’acqua e il prelibato frutto risultรฒ non piรน commestibile. Il prete perรฒ non si perse d’animo. Raccolse tutte le castagne e le portรฒ al suo convento dove, con un vecchio forno a legna, le fece asciugare.

La ricetta, neanche a dirlo, prese il nome di “castagne del prete”.

Ringraziando tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggermi in questo anno, auguro un buon Natale e un felice Anno Nuovo.

Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).

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