Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
“PiΓΉ chiara assai d’ogni cristallo, dolce, fresca e leggera, d’inverno e primavera”: cosΓ¬ il poeta Giovanni Battista Del Tufo nel 1600 celebrava l’acqua di Napoli. Tutte le acque della cittΓ erano sorgive o provenienti da acquedotti. Le sorgive erano dislocate in tutta la cittΓ e alimentavano tutte le fontane esistenti.
Con il tempo non erano sufficienti al fabbisogno e si ebbe la necessitΓ di utilizzare acque provenienti da zone esterne alla cittΓ . Le provenienze principali furono: l’acquedotto della Bolla (dalle colline di Cancello, Caserta), l’acqua del Carmignano (Sant’Agata dei Goti), l’acqua del Serino (Avellino). Quest’ultima correva fuori dai centri abitati, nelle campagne, e quindi all’aperto attraverso arcate in laterizio, delle quali resta traccia a Napoli nella zona dei Ponti Rossi.
Nel 1503 il vicerΓ© Don Pedro di Toledo fece attivare l’antico acquedotto Claudio, ma non bastΓ². Si provvide allora a convogliare l’acqua del fiume Faenza, vicino Benevento.
Nel 1884 arrivΓ² a Napoli una grave epidemia di colera. Esaminando le acque, esse risultarono contaminate da microbi patogeni. Da successive ispezioni, si constatΓ² incredibilmente che l’acqua potabile e le fogne viaggiassero insieme.
Ci vollero anni affinchΓ© la situazione tornasse alla normalitΓ . Nel 1922 la gestione fu ad opera della SocietΓ Anonima Acquedotto di Napoli. Nel 1959 la continuitΓ del servizio idrico passΓ² all’Aman. Poi, successivamente, all’A.R.I.N.. Dall’aprile 2013 e tuttora opera in cittΓ l’ABC, Acqua Bene Comune.
Saluti cordiali,
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano dβArco (NA).