RECENSIONE – Decantato per mesi dalla critica e dal pubblico, “Oppenheimer” di Christopher Nolan è indubbiamente un film eccellente sotto innumerevoli profili. Dal punto di vista tecnico è naturalmente un gioiello: la regia, la fotografia, il montaggio, il reparto costumi… La sceneggiatura è scritta senza sbavature. I dialoghi sono studiati nei minimi particolari. Gli effetti speciali dell’esplosione sono stati realizzati in maniera volutamente analogica, rinunciando al digitale per amore della resa artistica. Il cast con Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr. e Matt Damon in testa è senza ombra di dubbio di notevole spessore.
Tuttavia alcune remore non possono fare a meno di sorgere. Nonostante tutte le incontestabili qualità elencate fin qui, “Oppenheimer” è davvero il film dell’anno o addirittura del decennio come in moltissimi lo osannano? Indubbiamente la pubblicità e i media hanno contribuito ad alzare le aspettative del pubblico. Anche di coloro che magari non amano il genere. Senza contare che per alcuni aspetti Nolan sceglie di inserire scene volutamente un po’ pretenziose. Abbracciando un momento storico e una vicenda umana ricca di risvolti, la trama rischia spesso di essere vischiosa.
Il merito più grande di “Oppenheimer” è quello di aver spronato la curiosità di tanti, avvicinando il grande pubblico a un fatto storico che spesso occupa una lettura un po’ marginale nella narrazione del Novecento. Soprattutto non è il solito film filo-americano che prova a tutti i costi a riabilitare un personaggio storico soltanto perché il protagonista della pellicola. Le tre ore di proiezione sono impregnate di annunciata angoscia con un’interpretazione del passato che possiamo giudicare intellettualmente onesta. Regalano riflessioni sul progresso scientifico, sull’etica e sull’industria bellica. Forse “Oppenheimer” è un film non propriamente “iconico”, ma ugualmente incredibile per i suoi molti pregi.
Di Valentina Mazzella