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Una "manita" lava l'altra.

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Napoli – Ancora un pokerissimo per il Napoli. Il cambio di modulo funziona  Esopo così narrava:  uno scorpione chiede a una rana di lasciarlo salire sulla schiena e di trasportarlo dall’altra sponda di un fiume. La rana temendo di essere punta durante il viaggio si rifiuta; tuttavia lo scorpione sostiene che, qualora la pungesse, anche lui cadrebbe nel fiume e non sapendo nuotare morirebbe insieme alla rana. Così la rana si convince ed accetta; inizia a trasportarlo, ma a metà strada lo scorpione effettivamente punge la rana, condannando a morte entrambi. Quando la rana sente la puntura dello scorpione chiede il perché del suo gesto fatale e lo scorpione risponde: “È la mia natura”.

Se, come in una fiaba, si potesse chiedere al Napoli, “perché in pochi giorni ti sei completamente trasformato, apparendo perfetto in ogni reparto, solido, dinamico, spietato, divertente, solo passando al 4-3-3?; probabilmente l’interrogato risponderebbe: “È la mia natura”.

Ed è così; perché il Napoli è una squadra che, con i calciatori che ha in rosa, con le loro caratteristiche, non può non adottare il 4-3-3.

Si perché una migliore condizione fisica avrà sicuramente inciso, ma non è stato il fattore determinante delle due vittorie roboanti dei partenopei: ad Empoli si è giocato infatti il 13 settembre, pareggiando a stento, creando poco e mostrando enormi lacune difensive; il 17  ed il 20 settembre, al San Paolo, un Napoli, uguale solo nel nome, travolgeva per 5 a 0 prima il Club Bruges e poi la Lazio (non certo l’ultima arrivata), i cui calciatori la partita l’hanno soltanto guardata.

Non può essere soltanto una questione di condizione atletica.

Ma allora cosa è cambiato? Il modulo, dal 4-3-1-2 al 4-3-3. La differenza può apparire di poco conto, ma non è così se ad adottare il 4-3-3 è una squadra costruita per quello.

Si è visto un Napoli impeccabile in ogni reparto: difesa attenta, sempre in linea, con terzini che spingevano ma pronti in fase di non possesso; centrocampo che smistava palloni ma che nel contempo coadiuvava i centrali difensivi; attacco devastante, non solo in fase realizzativa, ma anche nelle coperture difensive e nei ripiegamenti.

Proprio l’attacco ha beneficiato maggiormente del cambio di modulo; Insigne, Mertens, Callejon sono calciatori che come esterni offensivi mostrano le loro caratteristiche migliori: dribbling, inserimenti senza palla, accentrarsi e calciare in porta, gol.

Non solo, ed è questo l’aspetto fondamentale, con questo schema, gli esterni d’attacco danno anche una grossa mano alla difesa, assicurando ai terzini maggiore copertura, come dichiarato dallo stesso mister: “questo modulo ci consente di essere più solidi in fase difensiva e stanno arrivando risultati”.

Non è un caso che il Napoli, nelle due partite, non abbia preso gol, né abbia rischiato di prenderli.

A ciò si aggiunga che nessun elemento del ricco patrimonio offensivo del Napoli viene sacrificato: nei dieci gol totali realizzati dagli azzurri nelle ultime due gare ufficiali sono andati a bersaglio Mertens (due volte), Callejon (due volte), Higuain (due volte), Insigne, Hamsik e Gabbiadini. En plein!

D’altronde non potrebbe essere altrimenti, per una squadra strutturata per giocare con il 4-3-3.

Vanno fatti allora i complimenti a Maurizio Sarri, che non solo ha cambiato modulo, abbandonando il “suo” 4-3-1-2 per il 4-3-3, più adatto agli uomini che ha a disposizione, ma ha anche cambiato idea: se prima dichiarava che “con il 4-3-3 perdiamo il baricentro”, ora, con la stessa sincerità, afferma che il 4-3-3 assicura maggiore solidità difensiva.

Qualcuno una volta ha detto: “ Niente è più pericoloso di un’idea quando questa idea è l’unica che si ha”. (Emile Chartier).

E allora Sarri di pericoli ne incontrerà ben pochi.

di Mario Civitaquale

 

 

 

 

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