NAPOLI – A quasi un mese dall’accaduto circolano in rete immagini da brividi, chiare e complesse al tempo stesso, di ciò che è successo lo scorso 10 Agosto a Posillipo.
Tutto accade in quei pochi secondi, la rabbia di chi ha subìto una rapina, l’incoscienza di chi preferisce inseguire invece che chiamare le forze dell’ordine da un lato; ma anche la fuga di due giovanissimi presunti malviventi che vengono speronati e uccisi dall’uomo che aveva subito l’umiliazione di una rapina davanti alla propria donna in un momento di intimità.
Pochi secondi che incrociano, sovrappongono e rovinano quattro vite in modo irreversibile.
Pochi secondi, frame di un inseguimento partito dalla rotonda del Parco Virgiliano e che termina presso Palazzo Donn’Anna, che porteranno la Smart guidata dal trentenne Leonardo Mirti, a travolgere ed uccidere Emanuele Scarallo e di Alessandro Riccio in fuga a bordo dello scooter.
Pochi maledettissimi secondi che si portano dietro un mare di domande; l’autista ha speronato volutamente lo scooter di Scarallo e Riccio? L’ha fatto solo per dare una lezione ai due banditi o l’ha fatto per uccidere? È questione di valutazioni.
Al momento c’è un provvedimento di arresti domiciliari emesso lo scorso agosto dal gip Umberto Lucarelli a carico di Mirti: per il gip vale l’ipotesi di omicidio preterintenzionale.
Grazie alle immagini riprese dalle telecamere, i penalisti Claudio La Rosa e Giuseppe Bartolo Senatore, difensori di Leonardo Mirti punteranno a dimostrare ben altra tesi, vale a dire quella dell’omicidio colposo: Mirti non voleva uccidere, né ha tentato di speronare i due centauri, ma li avrebbe tamponati in una fase di paura e concitazione, per poi perdere completamente il controllo del mezzo, uccidendo due giovanissimi ma rischiando anche di subire gravi ferite dopo lo scontro.