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I Mondiali di Maradona: tra trionfi e delusioni

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Napoli – Quando si pensa ai Mondiali di calcio la mente vola facilmente ai nomi dei più grandi protagonisti del rettangolo verde che hanno segnato la storia della competizione iridata, arrivando talvolta a sollevare la coppa. Uno di questi è indiscutibilmente Diego Armando Maradona, assurto a capopopolo sia per gli argentini sia per i napoletani, in quel periodo d’oro compreso tra gli anni ’80 e ’90. In vista del Qatar, stando alle quote sulla rosa vincente dei Mondiali, non è da escludere che l’Albiceleste possa tornare a vivere fasti simili, considerando che risulta favorita per la vittoria finale insieme al Brasile. Nel 1978, quando i Mondiali si svolsero proprio in Argentina e furono i padroni di casa a trionfare, Diego non fu preso in considerazione nonostante a 16 anni vantasse già a 4 presenze con la maglia dell’Albiceleste e fosse diventato capocannoniere in patria.

Nel 1982, però, il talento di Maradona, in forze al Boca Juniors, era già noto ai più: in Spagna il campione ottenne 5 presenze, segnando 2 reti, entrambe all’Ungheria. Nel 2° turno il cammino si fece però troppo complicato di fronte ad avversarie temibili come Italia e Brasile; della sfida contro gli azzurri, Diego avrebbe ricordato negli anni a venire soprattutto l’asfissiante marcatura di Claudio Gentile, non a caso una delle colonne del gruppo di Bearzot che pochi giorni più tardi si laureò campione del mondo. In Spagna Maradona rimediò anche un’espulsione: proprio contro il Brasile, verso la fine della partita, in seguito ad un fallo di reazione su João Batista da Silva.

Il 1986 è invece storia. L’Argentina vinse tutte le partite fuorché quella con l’Italia e in occasione dei quarti di finale contro l’Inghilterra Maradona riuscì nell’impresa di segnare nel giro di pochi minuti 2 dei gol più famosi della storia del calcio, oggi indicati mediaticamente come “la mano de Dios” e “il gol del secolo”. Diego segnò una doppietta anche nella semifinale col Belgio, mentre nella finale con la Germania Ovest fu autore dell’assist per il 3-2 decisivo. Fu festa a Buenos Aires come a Napoli, dove Diego dilettava il San Paolo già da un paio di anni: il 29 giugno 1986 era entrato definitivamente nel gotha del calcio internazionale.

Più triste, invece l’esperienza a Italia ’90. L’Albiceleste si presentò come una delle favorite e Maradona, seppur non al meglio per un infortunio alla caviglia, non andò a rete nemmeno una volta in tutta la competizione, ma lasciò comunque il segno sulla carta stampata: prima per aver provato a stuzzicare i napoletani in occasione della semifinale contro l’Italia al San Paolo, poi dopo aver perso la finale con la Germania, complice un rigore a sua detta concesso troppo generosamente alla Germania. La delusione fu però maggiore 4 anni più tardi, in America: Maradona, che già aveva avuto problemi con il visto di ingresso in Giappone per i suoi precedenti con la droga, partecipò al suo quarto Mondiale su pressione della FIFA, che però lo estromise dal torneo dopo un controllo antidoping che lo trovò positivo all’efedrina.

Per il suo quinto Mondiale Maradona indossò direttamente i panni di ct. Successe in Sudafrica, dove l’Albiceleste ottenne una sola sconfitta, ma piuttosto pesante: uno 0-4 per mano della solita Germania, ai quarti di finale. L’esperienza di Diego sulla panchina del suo Paese terminò lì, anche se nei mesi successivi il diretto interessato reclamò a più riprese il suo posto, provando in tutti i modi a tornare a guidare la sua Argentina, che oggi spera di trovare in Messi il suo nuovo eroe. Maradona è venuto a mancare il 25 novembre 2020 e da allora sono state molteplici le iniziative volte a commemorarlo in tutto il mondo. L’alone di leggenda che l’ha sempre circondato non si è affievolita nemmeno dopo la scomparsa del “Pibe de Oro”.

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